Quello appena passato è stato il giugno più caldo di sempre in Europa, circa 1°C in più rispetto al record del giugno 1999 secondo i dati del Copernicus Climate Change Service. L’ultima settimana del mese ha fatto registrare nei paesi dell’Europa centrale temperature medie superiori di 6-8°C rispetto a quelle rilevate nello stesso periodo durante gli ultimi 30 anni.
L’eccezionale ondata di calore ha causato diffusi problemi alle linee elettriche in alcune grandi città del Nord Italia. A causare le ripetute interruzioni del servizio è stata la forte sollecitazione della rete, sia per l’incremento dei consumi dovuto al maggior utilizzo dei sistemi di condizionamento, sia per la difficoltà nel dissipare il calore prodotto. In particolare, a Milano il livello di consumo elettrico ha raggiunto nella giornata del 28 giugno il picco più alto mai rilevato in città.
Un circolo vizioso
Il futuro ci riserverà mesi estivi come il giugno passato o addirittura più caldi. Nella migliore delle ipotesi infatti nel 2100 potremmo avere temperature medie globali superiori di 1,5°C rispetto all’età preindustriale (mezzo grado in più rispetto ad oggi). E questo solo se saremo in grado di rispettare l’impegno preso in occasione della COP21 di Parigi, cosa che richiederà cambiamenti radicali e repentini.
Nei mesi più caldi è quindi molto probabile che aumenterà il consumo di energia – in particolare di elettricità – per la climatizzazione degli edifici. Con ancora oltre il 70% dell’energia elettrica nel mondo prodotta da fonti non rinnovabili (nucleare incluso), ciò significherà un aumento delle emissioni climalteranti, che a sua volta produrrà un incremento del surriscaldamento globale. Un circolo vizioso da cui sembra difficile uscire.
Domanda di energia in aumento
Uno studio pubblicato a fine giugno su Nature Communications conferma inoltre che l’aumento del consumo di energia per il raffrescamento sarà superiore alla diminuzione prevista dei consumi per il riscaldamento causata dalle temperature invernali più miti. Nello specifico, la domanda di energia al 2050 potrebbe aumentare dell’11-27% in presenza di un moderato aumento delle temperature, mentre salirebbe del 25-58% con un aumento più consistente.
Questo incremento si andrebbe ad aggiungere a quello legato allo sviluppo socioeconomico e demografico, il cui effetto porterà già da solo ad un aumento dell’attuale domanda di energia del 170-280%.
Che fare dunque?
Il modo in cui generiamo l’energia è tra le principali cause del surriscaldamento terrestre. Sappiamo che la domanda energetica è destinata ad aumentare, anche come conseguenza del cambiamento climatico stesso. Fortunatamente disponiamo anche delle tecnologie giuste per produrre l’energia che ci serve in modo sostenibile. Possiamo (e dobbiamo) trasformare il circolo vizioso in una circolarità virtuosa in grado di assicurare crescita e prosperità a tutti gli abitanti del Pianeta.
La ricetta è nota: accelerare al massimo la transizione verso le rinnovabili promuovendone un uso più efficiente in tutti i settori. Troviamo la determinazione giusta per metterla in atto. Adesso.