Tra meno di dieci anni quando accenderemo una lampadina in Italia, per oltre il 70% sarà illuminata da elettricità rinnovabile. Questo è l’obiettivo per il nostro Paese previsto dal Green Deal al 2030. Insieme a quella lampadina, il raggiungimento del target rinnovabili avrà acceso – nel solo settore elettrico – oltre 100 miliardi di investimenti e 90 mila nuovi posti di lavoro, riducendo di oltre 50 milioni di tonnellate all’anno le emissioni di CO2 rispetto ai valori attuali.
Oggi in Italia è rinnovabile il 38% dell’elettricità consumata. Per centrare l’obiettivo dovremmo installare +7 GW di nuovi impianti rinnovabili ogni anno da qui ai prossimi dieci anni. Invece ne facciamo appena +0,8 GW all’anno.
Andare oltre il 70% di consumi elettrici in meno di 10 anni significa che la quota di rinnovabili elettriche dovrà quasi raddoppiare al 2030. E’ fattibile? Sì, a condizione di attuare velocemente le semplificazioni burocratiche la cui necessità è confermata anche nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per riuscire ad installare 70 nuovi GW di capacità rinnovabile al 2030.
Il PNRR prevede che entro maggio avvenga l’approvazione di un procedimento di VIA speciale per velocizzare la realizzazione delle opere del Piano e l’ampliamento del Provvedimento Unico in materia Ambientale (PUA) che diventerà operativo come disciplina ordinaria a livello statale. Il Piano indica anche che la semplificazione delle autorizzazioni per le rinnovabili dovrà avvenire entro i prossimi mesi.
La necessità di rispettare i termini per attuare le semplificazioni arriva – oltre che dal vincolo delle scadenze pattuite con l’Europa per accedere alle risorse del Recovery Fund – dalla situazione di stallo in cui si trova l’industria elettrica italiana.
Un problema comune ad altri Paesi o una criticità solo nostra? Decisamente la seconda. In Italia le rinnovabili frenano, nel mondo corrono. È l’International Energy Agency (IEA) ad affermare che da oltre 20 anni nel mondo non si assisteva ad una crescita così forte di solare ed eolico come quella registrata nel 2020 rispetto al 2019, nonostante la pandemia!
Nel 2020 le nuove installazioni rinnovabili sono cresciute del +45% rispetto all’anno precedente. Nello stesso periodo in Italia le nuove rinnovabili sono andate in retromarcia, con le installazioni calate del -35%!
Anche guardando alla Spagna risulta immediata la corsa delle rinnovabili in questo anno di frenata economica dovuta alla pandemia. Nel 2020 la Spagna ha installato 5 GW di potenza eolica e solare, e punta all’obiettivo 74% elettricità rinnovabile al 2030. Per accedere alle aste rinnovabili in Spagna non è necessario disporre del titolo autorizzativo già approvato, gli operatori partecipano alle aste e poi entro due anni devono ottenere l’autorizzazione alla connessione di rete.
In Italia non si può accedere alle aste rinnovabili se non si è già in possesso dell’autorizzazione. Il che non è di per sé un male, se non fosse che ottenere un’autorizzazione è una via crucis che dura anche 5 anni per l’eolico e 3 anni per il fotovoltaico. La normativa europea in materia stabilisce che non si dovrebbe andare oltre l’attesa di un anno, 2 solo in casi eccezionali.
È quindi nell’eccesso di burocrazia autorizzativa che si trova la spiegazione dei fallimenti crescenti delle aste rinnovabili italiane, un gap tra contingente disponibile e domande degli operatori che si è sempre più ampliato, fino ad arrivare al IV bando del DM FER con domande per meno di un quarto del contingente disponibile.
Il dinamismo della transizione energetica in Spagna spinge con forza anche il mercato dei Power Purchase Agreement (PPA), circa 10 GW di rinnovabili negli ultimi 4 anni sono stati sviluppati con contratti di lungo periodo. I PPA sono strumenti fondamentali per il contributo delle rinnovabili mature ai target di decarbonizzazione.
Come segnalo nel Ritardometro, in Italia da quasi due anni aspettiamo la creazione della Piattaforma per la contrattazione di lungo termine di energia rinnovabile (PPA Platform), un ritardo che non consente il decollo del mercato dei PPA.
Gli investimenti rinnovabili in Italia sono in standby, aspettano le misure di semplificazione e razionalizzazione della burocrazia indicate nel PNRR. In realtà, è il Paese intero ad essere in pausa, attende da decenni le riforme strutturali per far ripartire la crescita, una ripresa che dipende dalla capacità del Governo di attuare le misure del Piano e aggiornare le regole esistenti adeguandole alla transizione ecologica.
Mi unisco all’appello-denuncia di Stefano Ciafani, Presidente di Legambiente. Le Soprintendenze, a cui va riconosciuto il ruolo fondamentale che svolgono nel nostro Paese, dovrebbero adottare una visione più favorevole verso le autorizzazioni agli impianti. Dobbiamo consentire, anzi favorire, la diffusione di eolico e fotovoltaico. È urgente che il Ministro della Cultura Franceschini aggiorni le linee guida di impatto paesaggistico per l’installazione degli impianti, rendendole coerenti con l’obiettivo di installare 70 nuovi di GW di rinnovabili nei prossimi 9 anni.
Ci aspettiamo un doveroso cambio di mentalità della struttura pubblica. Concordo pienamente con il messaggio lanciato dal Ministro Cingolani, basta resistenze! Norme, procedimenti e professionisti dei Ministeri si adeguino alla più epocale delle sfide, il cambiamento climatico.
Il Ministro ha richiamato all’azione i funzionari ribadendo due importanti concetti, emergenza – ambientale ed economica – e coraggio nel superare le resistenze alla necessaria innovazione organizzativa per realizzare la transizione.
Cingolani ha denunciato una carenza strutturale del suo Ministero per la Transizione Ecologica non di poco conto, ovvero la mancanza di operatività al vertice. Le capacità operative appartengono ad altri livelli, che a suo avviso non seguono le indicazioni date dal Ministro.
Rinnovo ancora l’appello alle forze politiche, ai funzionari pubblici di ogni livello di governance, affinché affrontino coesi e costruttivamente la più grande delle sfide, realizzare le riforme e attuare in tempo le misure del Piano. La scommessa è troppo alta, qui e ora ci giochiamo la sopravvivenza dell’Italia!