L’Italia ha elaborato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, appena un anno fa, con l’obiettivo di rispondere all’emergenza sanitaria indirizzando le risorse del Next Generation EU verso una Green Recovery.
La pandemia di Covid-19 ha colpito l’economia italiana più di altri Stati europei, come si legge nel PNRR, trovando un Paese già fragile dal punto di vista economico, sociale ed ambientale.
Ripresa e Resilienza. Oggi significano, soprattutto, Resistenza e Indipendenza.
L’emergenza energetica esacerbata dalla guerra della Russia contro l’Ucraina coinvolge tutta l’Europa, ma l’Italia è, ancora una volta, il Paese più vulnerabile ed esposto perché più dipendente dalla importazioni di gas russo.
Perché quando si verificano shock sovranazionali il nostro Paese è tra i più impreparati?
Da troppo tempo non investiamo per modernizzare l’Italia, non avviamo politiche di lungo termine per aumentare la sicurezza energetica e renderci indipendenti dalle forniture di combustibili fossili.
Reagiamo – con estrema difficoltà – alle crisi, piuttosto che anticiparle.
E’ stato così tanto per l’arrivo del Covid-19, quanto per lo scoppio della guerra.
Quando è arrivata la pandemia, ci siamo dovuti reinventare quasi da zero.
Eppure, da anni sappiamo di dover rinforzare le strutture sanitarie, accelerare la digitalizzazione, rendere più efficiente la Pubblica Amministrazione.
Quando è scoppiata la guerra, ci siamo “accorti” di essere gravemente dipendenti dalle importazioni di gas dall’estero.
Eppure, da anni sbagliamo politiche energetiche, perseverando la via della dipendenza.
Siamo riusciti a gestire l’epidemia da COVID-19 perché abbiamo nominato un Commissario straordinario che ha agito bypassando la burocrazia italiana, la peggiore di tutta Europa.
Analogamente, dobbiamo risolvere la crisi dell’energia.
Abbiamo chiesto al Governo di nominare un Commissario straordinario per l’emergenza energetica con l’obiettivo di autorizzare 60 GW di nuove rinnovabili entro giugno 2022. Installare questi impianti nei prossimi 3 anni permetterebbe all’Italia di tagliare del 20% le importazioni di gas dall’estero e ridurre costi in bolletta e emissioni di CO2.
Basterebbe sbloccare i progetti rinnovabili oggi in attesa di un’autorizzazione.
Terna, il Gestore di rete, ha ricevuto richieste per nuovi allacci di circa 170 GW. Noi chiediamo di autorizzare appena un terzo di questi progetti già pronti a partire.
La transizione verso l’indipendenza energetica è ingolfata dalla burocrazia.
Sarebbe impossibile rilasciare queste autorizzazioni seguendo i protocolli ordinari. Dobbiamo riproporre lo schema d’azione che ci ha consentito di gestire l’emergenza sanitaria e la ricostruzione del Ponte Morandi di Genova.
Oggi siamo in emergenza energetica e climatica, una doppia crisi esacerbata dal nuovo conflitto. La guerra della Russia contro l’Ucraina ha ovviamente assorbito tutta l’attenzione dei media ma il cambiamento climatico non è certo in pausa, anzi.
I livelli di emissioni di CO2 nel 2021 sono cresciuti del 6% rispetto al 2020, l’aumento più grande di sempre da un anno all’altro.
Negli stessi giorni dello scoppio del conflitto, l’IPCC ha presentato il Sixth Assessment Report. Nel discorso di presentazione dei risultati, Antonio Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite, ha sottolineato i nessi tra la guerra, la crisi energetica e l’emergenza climatica.
Le interconnessioni stanno nelle cause e nelle soluzioni, perché la partita geopolitica si gioca attorno a energia e clima.
La disponibilità di combustibili fossili rende potenti. In realtà, non è proprio così.
È la dipendenza da petrolio e gas dei Paesi che li importano a rendere forti quelli che esportano i fossili, il cui utilizzo è la principale causa del cambiamento climatico.
C’è voluta la guerra in Ucraina per attivare una nuova strategia europea per l’energia che permetta di affrancarci dalle importazioni della Russia?
Se avessimo ascoltato i ripetuti allarmi che gli scienziati dell’IPCC lanciano da oltre 20 anni, oggi i nostri sistemi energetici sarebbero alimentati per la maggior parte dalle rinnovabili e non ci troveremmo nella morsa della dipendenza dalla Russia e del disastro climatico.
Sappiamo di dover ridurre con urgenza e in modo drastico le emissioni di CO2.
Per farlo, bisogna ridurre sempre di più l’impiego di combustibili fossili. Che è anche il modo per centrare l’indipendenza.
È evidente che la transizione verso le rinnovabili sia la via d’uscita dall’emergenza energetica e climatica e l’unico percorso utile per guadagnare la sovranità nazionale persa.
Dobbiamo essere consapevoli che oggi le risorse economiche che destiniamo per importare gas e petrolio dalla Russia sono soldi che finanziano la guerra.
L’Unione europea ha fortemente condannato l’invasione dell’Ucraina e il disastro umanitario causato dalla Russia. Però l’Europa paga 1 miliardo di euro ogni giorno alla Russia per comprare il gas, e l’Italia è tra i maggiori importatori.
Le energie della pace sono le rinnovabili, è l’indipendenza energetica che permette ai Paesi di compiere scelte coerenti, in libertà, per tagliare il guinzaglio della schiavitù energetica.
Il settore elettrico italiano è pronto a fare la propria parte e investire 85 miliardi di euro per realizzare l’obiettivo 60 GW rinnovabili in 3 anni. E’ un piano concreto e fattibile di indipendenza energetica e rilancio industriale ed economico che mette d’accordo l’industria e le principali associazioni ambientaliste.
A quanti credono sia “solo” un sogno, rispondo con le parole di Nelson Mandela: “Un vincitore è un sognatore che non si è arreso”.
Per approfondire:
- Il video del discorso di António Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite alla conferenza stampa di lancio del nuovo report dell’IPCC
- Presentazione rapporto Ipcc
- Ipcc Focal Point Italia