La sua proposta, presentata al governo prima dello scoppio della guerra in Ucraina, attende ancora una risposta. “Nonostante il dialogo con le Istituzioni molti freni alla transizione persistono”. Un paradosso: “Oggi, la grave emergenza impone scelte nette di indipendenza energetica e azioni straordinarie che ancora tardano ad arrivare”. Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura, visto l’inasprirsi della crisi dell’energia, auspicava interventi utili a staccarsi dalle importazioni di gas dalla Russia e un’accelerazione sulle rinnovabili, le uniche risorse energetiche di cui l’Italia è potenzialmente ricca.
“Per installare 60 gigawatt nei prossimi tre anni – precisa- il settore elettrico è pronto a investire 85 miliardi di euro (15 miliardi per installare circa 48 GWh di nuovi accumuli, 45 in impianti di nuova generazione e 25 nelle reti). Per passare da una soluzione fattibile a un piano realizzato, l’unica variabile è la volontà politica di farlo”.
A fronte del possibile embargo europeo sulle importazioni di gas russo, il premier Mario Draghi ha commentato: “Cosa preferiamo? La pace o stare tranquilli con l’aria condizionata accesa tutta l’estate?”. Siamo davvero di fronte a questo aut-aut?
“Cosa preferiamo? Di certo, smettere di finanziare la guerra e compiere scelte di indipendenza energetica. L’inasprimento delle sanzioni verso la Russia è arrivato dopo i massacri dei civili. L’affermazione di Draghi, pace o aria condizionata, non deve portare a pensare che l’unica alternativa al gas russo sia altro gas, preso da altri Paesi. Dovrebbe essere una scossa per riaccendere la transizione energetica, soprattutto in Italia dove è bloccata da anni”.
L’embargo è una strada percorribile?
“Lo stop al gas dalla Russia è oggetto di una risoluzione del Parlamento europeo adottata il 7 aprile dove si chiede un embargo totale e immediato sulle importazioni dalla Russia di petrolio, carbone, combustibile nucleare e gas. Il governo italiano e quello francese si sono detti aperti a questa opzione, la Lituania ha già spontaneamente interrotto la fornitura dalla Russia. La Germania invece è ancora favorevole allo stop delle importazioni. C’è da dire che però il governo tedesco nel frattempo ha avviato un Piano per arrivare al 100% di elettricità rinnovabile al 2035, comporta l’installazione di 20 Gigawatt all’anno di nuovi impianti rinnovabili nei prossimi 3 anni, per poi installare 40 Gigawatt all’anno. L’embargo totale sul gas russo è oggetto di negoziato a livello europeo, e molto probabilmente l’Italia sarà allineata alla decisione che prenderà l’Europa”.
Per diversificare l’approvvigionamento il governo propone di spostare le forniture di gas verso Algeria e altri Paesi. Può essere una soluzione?
Spostare le forniture dalla Russia verso altri Paesi significa spostare la dipendenza. L’International Energy Agency non ha dubbi, la sicurezza energetica deve essere un acceleratore per la transizione verso le energie rinnovabili, deve essere questa la risposta del mondo alla Russia e la soluzione all’emergenza energetica. L’Algeria ci vende già il 30% del gas che importiamo, e adesso stiamo negoziando un aumento delle importazioni di 10 miliardi di metri cubi di gas che dovrebbero transitare attraverso il gasdotto Transmed. Il gas che chiediamo in più all’Algeria potremmo produrcelo da soli e ottenere la stessa quantità di gas dal nostro biometano”.
E invece?
“Oggi lo sviluppo del gas rinnovabile prodotto dai rifiuti è seriamente compromesso dalla bozza del nuovo decreto. Elettricità Futura ha richiesto correttivi al testo affinchè la produzione di biometano possa crescere dall’attuale 0,14 miliardi di metri cubi, ovvero lo 0,2% dei consumi totali di gas, a 10 miliardi di metri cubi, circa il 13% degli attuali consumi annui di gas in Italia. Piuttosto che aumentare la dipendenza dell’Italia, concentrandola stavolta sull’Algeria, dovremmo rimuovere i paletti allo sfruttamento delle nostre risorse, in particolare quelle rinnovabili e usare anche i nostri giacimenti nazionali di gas”.
Cosa accadrebbe all’Italia nello scenario più estremo di una interruzione delle forniture di gas dalla Russia?
“Il Def approvato il 6 aprile traccia due diversi scenari. Che differiscono in base alla capacità del Paese di trovare tempestivamente vie efficaci per diversificare. Abbiamo la soluzione sotto il naso ma continuiamo a guardare all’estero…Non perdiamo ulteriore tempo: i 60 GW di nuove rinnovabili che abbiamo proposto di realizzare nei prossimi tre anni farebbero risparmiare 15 miliardi di metri cubi di gas, che equivalgono a metà delle importazioni di gas dalla Russia. Inoltre, come dicevo, dovremmo subito sbloccare il biometano per tagliare il 13% delle importazioni di gas dalla Russia. Sviluppare le rinnovabili è nel breve periodo la via per l’indipendenza coerente con gli obiettivi di decarbonizzazione definiti a livello europeo”.
Però non basterebbe…
“In questa fase di grave emergenza a fronte dello stop delle importazioni che arriva dalla Russia, dovremmo usare i nostri giacimenti nazionali di gas. Se davvero sotto il mar Adriatico ci fosse molto gas, perchè non estrarlo anzichè importarlo da Paesi instabili? In conclusione, cosa accadrà all’Italia dipende da noi. Più dell’interruzione delle forniture dalla Russia, mi preoccupa la burocrazia dell’Italia e la mancanza di un’azione per ridurla”.
Questa intervista, a firma di Sandro Neri, è stata pubblicata su Il Giorno del 13 aprile 2022.