Il mondo delle imprese italiane è pronto a dare una forte accelerazione alla transizione energetica. Le imprese del settore elettrico hanno realizzato e condiviso con il Ministero della Transizione Ecologica un Piano che è coerente con gli obiettivi REPowerEU, i più alti mai proposti dalla Commissione europea, e che potesse anche dare il tempo all’industria italiana di investire per poter cogliere le opportunità di lavoro lungo la filiera elettrica e l’indotto.
Lo spiega Agostino Re Rebaudengo, Presidente di Elettricità Futura, la principale Associazione delle imprese che operano nel settore elettrico italiano, in questi giorni al centro del dibattito con un’importante proposta per passare dall’attuale 44% di elettricità prodotta con le fonti rinnovabili all’84% nel 2030.
Re Rebaudengo spiega innanzitutto che non si tratta del piano più aggressivo possibile in termini di realizzazione di GW di nuovi impianti rinnovabili ma è quello in grado di massimizzare allo stesso tempo le opportunità economiche e occupazionali.
«Per l’Italia, il REPowerEU 2030 prevede l’installazione di 85 GW di rinnovabili e consente di creare benefici davvero importanti per l’economia, la società e l’ambiente: 309 miliardi di euro di investimenti cumulati al 2030 del settore elettrico e della sua filiera industriale, 345 miliardi di benefici economici cumulati al 2030 in termini di valore aggiunto per filiera e indotto, e crescita dei consumi nazionali, 470.000 nuovi posti di lavoro nella filiera e nell’indotto elettrico nel 2030 (che si aggiungeranno ai circa 120.000 di oggi) e una riduzione del 75 % delle emissioni di CO2 del settore elettrico nel 2030 rispetto al 1990».
Per concretizzare l’obiettivo e i suoi benefici c’è bisogno di quella coesione tra Governo, Politica e Imprese che il Piano di Elettricità Futura ha da subito raccolto, sin dalla sua presentazione durante l’Assemblea Pubblica, durante la quale tutte le forze politiche si sono impegnate a lavorare in sinergia per realizzarlo.
La necessità di aumentare l’autonomia del Paese in termini energetici infatti oggi è diventata una priorità dell’agenda politica. Ma ciò è successo soltanto dopo lo scoppio della guerra e l’inasprirsi dell’emergenza energetica, ritardo che negli ultimi 10 anni ha rallentato il processo di transizione verso le rinnovabili e non ci ha permesso di usufruire dei benefici di queste fonti.
Oggi puntando all’indipendenza energetica, l’Italia deve ripartire dalle sue risorse nazionali e le uniche che davvero potenzialmente abbondano sono le rinnovabili, le energie più competitive.
«Negli scorsi anni si è accumulato un forte ritardo sul fronte delle rinnovabili anche a causa della mancanza di azioni efficaci per semplificare la burocrazia. La transizione è stata praticamente ferma per troppo tempo, l’Italia ha avuto i tempi più lunghi e i costi più alti d’Europa per autorizzare le rinnovabili.
Riuscire a sbloccare la situazione è da un lato una questione di volontà politica, dall’altro di condivisione dell’obiettivo da parte di tutti i livelli di governance coinvolti.
«Rispetto alla prima variabile, si iniziano a vedere i frutti delle misure di semplificazione avviate da questo Governo, e si dovrà continuare a lavorare in questa direzione, anche potenziando gli uffici che hanno la responsabilità del permitting. Il secondo fattore è il coinvolgimento di tutti gli stakeholder attorno all’obiettivo, penso al ruolo fondamentale delle Regioni e delle Soprintendenze».
Un altro fronte molto presidiato da Elettricità futura è quello dell’informazione e del dialogo con le persone, uno degli aspetti approfonditi in Conferenza proprio grazie al confronto con i professionisti del settore, con la volontà di contribuire a promuovere un dibattito sulla transizione energetica efficace e basato su dati scientificamente fondati. Elettricità Futura è da sempre impegnata a diffondere una comunicazione basata su fatti e numeri per creare una nuova cultura dell’energia che possa creare consapevolezza di tutte le possibilità che abbiamo come Paese.
«Una delle barriere più ostiche da abbattere è la somma di false convinzioni e posizioni ideologiche, come quelle che vedono lo sviluppo delle rinnovabili in contrapposizione con la tutela del paesaggio, o come il falso mito che gli impianti occuperebbero troppa superficie.
Continua il riferimento del Presidente ai falsi miti, tutte quelle idee precostituite o basate su dati ormai superati che inquinano il dibattito sulle fonti rinnovabili e che non ci permettono oggi di portare avanti una riflessione sulle possibilità concrete offerte da queste fonti.
«Spesso si ostacola lo sviluppo delle rinnovabili per salvaguardare il territorio, quello stesso territorio che è già in ginocchio per le conseguenze del cambiamento climatico, un’emergenza alla quale rispondere proprio permettendo alle rinnovabili di crescere».
«Altro falso mito è l’eccessiva occupazione di superficie che richiederebbe un forte sviluppo delle rinnovabili. Per installare 85 GW di nuovi impianti rinnovabili servirebbe soltanto lo 0,3% della superficie italiana. La Germania sta già destinando il 2% del territorio per i soli impianti eolici. Nel nostro Paese abbiamo bisogno di recuperare la percezione delle priorità basata su fatti e urgenze, e, oggettivamente, le rinnovabili sono la risposta più efficace e rapida alla duplice emergenza clima – energia».
Questo articolo è stato pubblicato su Italy for Climate.