La duplice emergenza climatica ed energetica impone scelte e azioni immediate ma figlie di una visione a lungo termine del futuro del nostro Paese. Il settore elettrico italiano ha già scelto, e ha un Piano per rendere l’Italia più indipendente, sostenibile e competitiva. Siamo pronti ad agire per accelerare la transizione energetica.
Nell’antica Roma, era elegante chi sapeva compiere scelte, in latino eligĕre significa scegliere.
L’Italia deve scegliere il proprio futuro. Ma più che mai oggi compiere scelte non basta, bisogna anche fare quelle “giuste”. La correttezza di una scelta credo si possa misurare in base alla sua efficacia nel raggiungere i traguardi che ci si è posti.
Tra i principali obiettivi del nostro Paese vi sono sicuramente l’urgenza di accrescere la competitività dell’economia e l’indipendenza energetica, e non ultimo la necessità di contrastare il cambiamento climatico, come ci siamo impegnati a fare anche in sede europea.
Chiariti gli obiettivi, il “come” raggiungerli chiama in causa la capacità di compiere scelte e di attuare azioni ad esse coerenti. Quando si è in una fase emergenziale, tutto questo va fatto tempestivamente e con una Visione chiara di dove ci troviamo e per quale futuro dobbiamo operare.
L’emergenza energetica si sta aggravando. E’ ormai chiaro che ci attende un autunno difficile.
In Italia si ha spesso la sensazione di vivere come nel film Don’t Look Up. L’emergenza incombe, da tempo. Eppure, si è lavorato all’ordinario. I segnali di quanto sta accadendo adesso erano già evidenti a fine 2021.
A inizio 2022, infatti, Elettricità Futura preoccupata da questi segnali ha organizzato una Conferenza Stampa per proporre al Governo un Piano di accelerazione straordinaria delle rinnovabili, un’azione sfidante ma necessaria per lenire la grave crisi che si stava profilando.
Con il suo Piano, Elettricità Futura ha di fatto anticipato sia la proposta della Commissione europea di aumentare gli obiettivi rinnovabili sia il Piano del Governo tedesco che ha avviato una decisa e senza precedenti accelerazione delle nuove installazioni rinnovabili. Purtroppo, alla proposta di Elettricità Futura, del febbraio scorso, non c’è stata la reazione che sarebbe stato lecito attendersi.
La convergenza tra il settore elettrico, il Governo e le forze politiche è arrivata sul “Piano 2030 di sviluppo elettrico” che Elettricità Futura ha presentato lo scorso giugno, una roadmap importante, meno responsive rispetto alla gravità dell’emergenza energetica e climatica, ma che ottimizza lo sviluppo delle filiera industriale nazionale.
Raggiungere l’84% di elettricità rinnovabile al 2030 ha messo tutti d’accordo, almeno a parole. Per farlo occorre installare 85 GW di nuova capacità rinnovabile nei prossimi 8 anni.
Attuando il Piano 2030 di sviluppo elettrico possiamo creare in Italia, solo nella filiera elettrica e nel suo indotto, 470.000 nuovi posti di lavoro. Possiamo concretizzare benefici per l’economia italiana pari a 345 miliardi di euro, ovvero, in media circa 40 miliardi di euro all’anno di vantaggi per la nostra economia. E i vantaggi sarebbero importanti anche in termini di indipendenza energetica. Nel 2021 l’Italia ha importato dalla Russia circa 30 miliardi di metri cubi di gas. Il Piano 2030 di sviluppo elettrico prevede di tagliare 20 miliardi di metri cubi di importazioni di gas.
Non dimentichiamo che l’Italia è in emergenza energetica perché il prezzo del gas è aumentato, in media, di quasi 6 volte rispetto alla media degli ultimi anni e il prezzo dell’energia elettrica è aumentato di 5 volte perché quasi il 60% dell’elettricità in Italia viene ancora prodotta da fossili, prevalentemente gas.
Le rinnovabili producono l’elettricità che costa meno rispetto a tutte le altre fonti energetiche, e sono quasi le uniche energie nazionali di cui disponiamo.
Seguire questa roadmap porterebbe il settore elettrico italiano a ridurre del -75% le emissioni di CO2 equivalente del settore elettrico (94 Mln t CO2eq evitate nel 2030 rispetto al 1990 e 64 rispetto al 2021).
Il nostro Paese sta già sperimentando pesanti conseguenze del cambiamento climatico.
Il Mar Mediterraneo si sta surriscaldando in modo preoccupante, i rischi sono gravissimi. Il servizio di monitoraggio dell’ambiente marino di Copernicus ha registrato un aumento della temperatura della superficie del mare fino a +5° lungo le coste italiane. In Sardegna, a Lampedusa, alle Isole Eolie la temperatura dell’acqua è arrivata a toccare i 29°.
Le ondate di calore sono sempre più intense, frequenti e durature. Da più di 70 anni in Italia non si verificava una siccità così grave. Questa estate abbiamo praticamente visto sparire il fiume Po.
Si è dimezzata la produzione di energia elettrica del settore idroelettrico. Numerosi i fermi alle centrali termoelettriche per la mancanza di acqua per il raffreddamento delle centrali.
Più che piogge sono arrivate bombe d’acqua, con danni notevoli. L’agricoltura, già messa in ginocchio dalla siccità, ha anche dovuto sopportare violente grandinate, in piena estate.
Non è più tempo di assumere posizioni ambigue sul cambiamento climatico.
Non c’è più spazio per quanti negano che il surriscaldamento del clima sia una nostra responsabilità, una diretta conseguenza delle emissioni di CO2 che le attività umane rilasciano in atmosfera, che lo scorso maggio hanno raggiunto la concentrazione record di 421 parti per milione (ppm).
E’ tempo, invece, di scelte straordinarie e azioni coraggiose.
Il nostro Paese ha un disperato bisogno di concretizzare le opportunità aperte dal Piano 2030 di sviluppo elettrico. E’ la ragione per cui mi auguro vivamente che la coesione attorno al Piano dimostrata dalla politica il 21 giugno scorso all’Assemblea di Elettricità Futura trovi coerente corrispondenza nell’agenda energetica delle forze politiche in campagna elettorale e, soprattutto, del nuovo Governo.
Questo articolo è stato pubblicato nella Rivista Nuova Energia dell’8 settembre 2022.