Il 2022 è stato un anno record per la crescita delle energie rinnovabili nel mondo, una filiera industriale che continua a dimostrare resilienza anche a fronte delle incertezze economiche e geopolitiche globali. Confermando una tendenza già iniziata nel decennio scorso, le fonti rinnovabili hanno superato le fossili sia in termini di nuova capacità di generazione elettrica sia di investimenti complessivi.
La capacità installata a livello globale ha quasi raggiunto quota 3.400 GW, con un incremento del 10% rispetto all’anno precedente. Secondo i dati IRENA, gli investimenti nella transizione energetica sono stati pari a 1.700 miliardi di dollari, contro i 1.000 miliardi destinati alle fossili a livello globale.
In Italia, nel 2022 sono stati installati 3 GW di nuova capacità rinnovabile (+125% rispetto all’anno precedente), portando il totale a 63,6 GW (dati Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano). Il nostro Paese ha quindi fatto bene ma, decisamente, non abbastanza.
Questa crescita non tiene infatti il passo rispetto a quanto è necessario fare: per raggiungere il target al 2030, 85 GW di nuova capacità rinnovabile che copriranno l’84% del mix elettrico, l’Italia dovrebbe installare almeno 10 GW all’anno da qui al 2030. Con i 3 nuovi GW del 2022 siamo ben lontani da questo obiettivo, anche a causa del permitting che rimane un ostacolo allo sviluppo di nuovi impianti, con ben 3 iter autorizzativi su 4 che subiscono ritardi o interruzioni.
Per raggiungere il target al 2030 è necessario, in primis, accelerare la realizzazione dei grandi impianti, ma un contributo alla diffusione delle rinnovabili in Italia può venire anche dai privati cittadini, in sinergia con i professionisti e le imprese di settore, attraverso le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) e i sistemi di Autoconsumo Collettivo.
Per favorirne la diffusione sarà importante il contributo delle imprese del settore che, agendo come soggetto referente, potranno mettere a disposizione professionalità e solidità patrimoniale, e assumersi la responsabilità di gestire la regolazione delle partite economiche relative agli incentivi, fornendo al contempo le eventuali garanzie economiche/finanziarie necessarie per la costituzione della CER.
Nello svolgere il ruolo di referente terzo, gli operatori del settore elettrico avranno anche l’opportunità di mettere al servizio dei partecipanti la propria esperienza qualificata nella produzione e vendita di energia e, nel caso di produttore terzo, i propri asset di generazione.
Rispetto agli asset di generazione sarebbe opportuno allargare l’orizzonte delle CER, includendo tra le tecnologie ammesse anche i sistemi di microcogenerazione alimentati a gas rinnovabile, come biometano e idrogeno verde.
In vista del progressivo greening della rete gas esistente, questa tecnologia potrà infatti contribuire al miglioramento energetico e ambientale del patrimonio edilizio, sostituendo le caldaie tradizionali nella loro funzione di generazione del fabbisogno termico di base, e ridurre a livello locale l’impegno della rete elettrica. Non ultimo, verrebbero valorizzati prodotti che in molti casi sono progettati e costruiti in Italia o in Europa.
Ne è un esempio il microcogeneratore TOTEM, prodotto a Torino da Asja Ambiente, evoluzione del primo microcogeneratore al mondo nato nel Centro Ricerche Fiat alla fine degli anni ’70. Disponibile nelle taglie da 10 a 30 kW, il TOTEM può essere alimentato anche a biometano e, presto, a miscele variabili di idrogeno-metano, configurazione al momento in fase di test in un progetto coordinato da Ricerca sul Sistema Energetico (RSE).
Questo articolo è stato pubblicato su QualEnergia – maggio/giugno 2023