Nell’articolo di Alexis Paparo pubblicato sul Sole 24 Ore, ripercorro quali sono le soluzioni di storage elettrico (cioè le tecnologie che consentono di accumulare l’energia elettrica prodotta per poterla consumare in un secondo momento), la loro attuale competitività economica, e spiego che aumentare la possibilità di accumulare elettricità rinnovabile – che è quella che costa meno – significa ridurre i costi in bolletta.
Ecco le mie dichiarazioni:
“La diffusione dei sistemi di accumulo è un fattore abilitante della transizione energetica che deve crescere in parallelo allo sviluppo della nuova capacità rinnovabile. Il Piano elettrico 2030, elaborato da Elettricità Futura, prevede l’installazione di 85 GW aggiuntivi di capacità rinnovabile e 80 GWh addizionali di sistemi di accumulo di grande taglia.
Per ridurre il prezzo dell’energia elettrica in Italia, come ha recentemente ricordato anche il Presidente di ARERA, dobbiamo accelerare lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili e dei sistemi di accumulo. Infatti, da un lato le rinnovabili stanno già abbassando il prezzo dell’elettricità, come nota anche l’Autorità, dall’altro sviluppare gli accumuli significa ampliare questi benefici spostando le ore in cui le rinnovabili producono elettricità.
Esistono diverse tipologie di sistemi di accumulo con diversi livelli di maturità tecnologica e quindi di competitività economica.
Secondo lo studio IEA Batteries and Secure Energy Transitions, in meno di 15 anni i costi delle batterie agli ioni di litio sono diminuiti di oltre il 90%, uno dei cali più rapidi mai visti nelle tecnologie energetiche sostenibili, e la IEA prevede un ulteriore crollo dei costi delle batterie del 40% entro il 2030.
Anche Bloomberg registra il forte calo dei costi delle batterie avvenuto nel giro di pochi anni, ed evidenzia come l’industria si stia orientando in misura sempre crescente verso le batterie che utilizzano la chimica litio ferro fosfato (LFP).
A guidare la discesa dei costi degli accumuli è, secondo Bloomberg, la significativa crescita a livello globale della capacità produttiva lungo tutta la catena del valore e la scelta di materiali più economici. IEA vede buone prospettive per lo sviluppo della capacità produttiva di batterie in Europa: il 40% dei piani annunciati per la nuova produzione di batterie si trova in economie avanzate come gli Stati Uniti e l’Unione europea. Realizzando questi progetti, l’Europa arriverebbe ad avere una capacità produttiva di batterie per soddisfare il proprio fabbisogno al 2030.
Insieme alle batterie al litio, tra le soluzioni di storage oggi più competitive rientrano certamente i pompaggi idroelettrici, e non a caso sono le due tecnologie di riferimento che Terna ha indicato per la prima tornata di aste del MACSE, con l’obiettivo di fare entrare in esercizio i nuovi impianti a inizio 2031.
L’obiettivo a cui puntare è aumentare la durata degli accumuli, a costi sempre più competitivi. I pompaggi idroelettrici sono una soluzione di storage di lunga durata (Long duration energy storage, LDES) di tipo meccanico.
Certamente l’innovazione tecnologica renderà presto competitive anche altre tecnologie di stoccaggio di lunga durata.
Un nuovo studio di BloombergNef sui costi dell’accumulo di energia a lunga durata mostra che sebbene la maggior parte di queste tecnologie non abbia ancora raggiunto la maturità economica, alcune soluzioni di LDES – come i sistemi di accumulo di energia termica (Tes: Thermal energy storage) e quelli ad aria compressa (Caes: Compressed air energy storage) – sono già più performanti delle batterie al litio per durate superiori alle 8 ore”.
La mia intervista nell’articolo di Alexis Paparo pubblicato su Il Sole 24 Ore.