Il numero di luglio 2024 del Green Economy Report, testata giornalistica pubblicata in versione digitale con il Corriere Economia, contiene l’intervista che ho rilasciato a Cristiana Golfarelli.
Spiego cosa serve per realizzare la transizione del settore elettrico, la gravità dell’emergenza climatica, il ruolo dell’energia e delle sue imprese per la decarbonizzazione, l’unica strada per continuare ad avere un Pianeta “vivibile” e al contempo creare benessere e nuovi posti di lavoro.
Buona lettura!
La transizione non è un’opzione, è l’unico percorso possibile. Come possiamo arrivarci?
L’Italia ha dei chiari obiettivi di decarbonizzazione, la possibilità di raggiungerli dipende dalla capacità di attivare il giusto mix di fattori. Il “Green Tonic” della transizione, inteso come il cocktail di abilitatori abilitanti, presenta parti “soft” e parti “hard”.
Tra gli ingredienti soft rientrano la forte volontà politica e azioni coerenti rispetto agli obiettivi, dai provvedimenti che vengono emanati al funzionamento della Pubblica Amministrazione.
Fissare dei target rinnovabili a livello nazionale, europeo e mondiale (come l’Italia ha fatto al G7) è il primo passo, il successivo dovrebbe essere non farci degli autogoal, come sta accadendo con alcuni recenti Decreti, come quello sulle Aree Idonee, che invece di aiutare il Paese ad arrivare agli obiettivi aggiunge incertezza del quadro normativo ed extra costi.
Altro ingrediente soft è rendere la Pubblica Amministrazione a prova di transizione. Bisogna rinforzare gli Uffici pubblici che rilasciano le autorizzazioni per realizzare i nuovi impianti, un servizio per cui le imprese pagano, anticipatamente, alti oneri istruttori per poi non vedersi istruite le pratiche.
La capacità amministrativa dovrebbe essere un fattore abilitante, invece è un collo di bottiglia che aggiunge costi e ritardi per le imprese e, a cascata, per tutto il sistema Paese perché gli extra costi della burocrazia concorrono a far crescere il prezzo dell’energia elettrica prodotta.
Anche la diffusione delle nuove competenze per cogliere le opportunità occupazionali della transizione è una parte soft importante, permane ancora un gap tra le conoscenze che si acquisiscono nel mondo dell’Istruzione e quelle richieste dalle imprese, che infatti hanno serie difficoltà a trovare nel mercato del lavoro le figure professionali richieste dai Green Job.
Le parti hard afferiscono alle tecnologie. Sistemi di accumulo, energie rinnovabili, infrastrutture di rete, sono i tre asset strategici di cui dobbiamo accelerare, in parallelo, lo sviluppo.
Come si può fare per raggiungere il target climatico 1,5 °C ?
In realtà, secondo Copernicus, l’aumento della temperatura media globale degli ultimi 12 mesi (giugno 2023 – maggio 2024) ha segnato +1,63°C sopra la media del periodo preindustriale. Viviamo già quello che fino a pochi anni fa temevamo potesse accadere solo tra decenni.
Quello che possiamo, anzi dobbiamo, fare adesso è accelerare al massimo la decarbonizzazione dell’economia, spingendo l’acceleratore nei settori che sono più avanti e in cui è più facile farlo, come il settore elettrico. Peraltro, aumentare l’elettricità rinnovabile e l’elettrificazione dei consumi è un volano trasversale per decarbonizzare gli altri settori, e ridurre anche i loro costi.
Quale deve essere il ruolo delle compagnie energetiche per la decarbonizzazione?
Rispetto alle emissioni di CO2, dopo decenni in cui l’energia è stata “il problema”, oggi ha assunto il ruolo di “soluzione”, grazie alla transizione energetica.
Il progressivo abbandono dei combustibili fossili apre per le imprese del settore elettrico straordinari vantaggi competitivi.
In Europa e in Italia, già da molti anni gli operatori hanno investito nell’innovazione tecnologica sostenibile diventando leader mondiali, e gli effetti positivi si vedono.
Per la prima volta eolico e fotovoltaico nel 2023 hanno generato più di un quarto dell’energia elettrica a livello europeo, e per la prima volta l’eolico ha battuto il gas in termini di quantità di elettricità prodotta.
E nei primi sei mesi del 2024 la quota delle rinnovabili sul totale dell’energia elettrica generata in Europa è stata superiore al 50%. In Italia nel mese di maggio 2024 le rinnovabili hanno coperto oltre il 52% della domanda elettrica.
Qual è la priorità per la politica energetica dell’Italia?
Sicurezza, competitività, sostenibilità. La priorità per l’Italia è rendersi energeticamente più indipendente, riducendo i costi e le emissioni clima-alteranti.
Significa che le politiche per l’energia dovrebbero concentrarsi ad accelerare le tecnologie che utilizzano risorse energetiche di cui l’Italia dispone, che producono al minor costo e che ci permettono di raggiungere i target di riduzione delle emissioni di CO2.
Le uniche energie che soddisfano questi tre requisiti sono le rinnovabili.
Di conseguenza, abbiamo urgente bisogno di politiche che davvero semplifichino la burocrazia per realizzare nuovi investimenti e installare gli impianti che servono per diminuire la dipendenza energetica dai Paesi esteri e dare alle imprese e ai cittadini elettricità verde e a costi competitivi.
Cosa prevede il piano elettrico 2030 di Elettricità Futura?
Il Piano elettrico 2030 indica la strada ottimale per raggiungere gli obiettivi del REPowerEU garantendo sicurezza, competitività e sostenibilità, le priorità appena richiamate.
Il Piano prevede di arrivare all’84% di rinnovabili nel mix di generazione dell’elettricità al 2030.
Per raggiungere questo target occorrono 145 GW di potenza rinnovabile totale installata al 2030. Quindi, occorrono 84 GW di nuova potenza da installare nei prossimi 7 anni tenendo anche conto che 8 GW dei complessivi 69 installati a fine 2023, diventeranno obsoleti.
Lo studio Accenture “REPowerEU per L’Italia: Scenari 2030 per il sistema elettrico” ha stimato in 80 GWh il fabbisogno aggiuntivo di sistemi di accumulo per raggiungere l’obiettivo. Lo studio “La filiera italiana delle tecnologie per le energie rinnovabili e smart verso il 2030” di Enel Foundation realizzato con Althesys ed Elettricità Futura ha stimato i benefici per l’Italia del Piano elettrico 2030: più di 300 miliardi di investimenti, oltre mezzo milione di nuovi posti di lavoro e una riduzione del 75% delle emissioni di CO2 del settore elettrico nel 2030 (rispetto al 1990).
Questo articolo è stato pubblicato su Green Economy Report – Luglio 2024.