Gli obiettivi europei per le rinnovabili al 2030 definiti nella nuova direttiva RED II (32% di energia pulita sui consumi finali) impongono agli Stati membri una revisione delle loro politiche al fine di allinearle al nuovo e più ambizioso target.
Per quanto riguarda l’Italia, quale sarà l’effetto sul percorso delineato dalla Strategia Energetica Nazionale (SEN) e sullo sviluppo della necessaria nuova capacità di generazione elettrica rinnovabile? Quali saranno i costi e i benefici per il sistema? A queste domande prova a rispondere lo studio di Elemens presentato il 25 luglio scorso al convegno organizzato da Elettricità Futura e Anev, al quale è intervenuto anche il ministro dello sviluppo economico Luigi Di Maio.
La SEN prevede per il 2030 un obiettivo del 28% di rinnovabili sui consumi finali e del 55% sui consumi finali elettrici. Alla luce della direttiva RED II, quest’ultimo target potrebbe richiedere un contributo maggiore, da Elemens ipotizzato al 63%.
Ciò significherebbe raggiungere al 2030 una produzione di energia elettrica rinnovabile di 210 TWh, più del doppio rispetto quella attuale (103 TWh). Inoltre, in assenza di interventi, lo sforzo dovrà essere ancora maggiore considerato che dovranno essere rimpiazzati gli impianti che cesseranno la produzione per obsolescenza.
Questo sforzo sarà ampiamente ripagato dai benefici economici che lo sviluppo della nuova capacità rinnovabile produrrà sia sul sistema elettrico sia sul sistema paese. Secondo l’analisi di Elemens il saldo costi-benefici sarà ampiamente positivo, con benefici nel periodo 2020-30 pari a 21,3 miliardi di euro.
Nel dettaglio, una quota crescente della domanda di elettricità sarà soddisfatta attraverso le rinnovabili e questo determinerà una riduzione dei consumi di energia fossile per la generazione termoelettrica (in particolare gas naturale) e quindi dei costi variabili associati (compresi quelli legati al sistema EU ETS). Tale beneficio supera di 6 miliardi di euro i costi di investimento in nuova generazione e in infrastrutture per garantire l’adeguatezza e flessibilità al sistema elettrico.
Per quanto riguarda l’impatto sistemico, Elemens stima che i nuovi investimenti creeranno oltre 100.000 nuovi posti di lavoro (realizzazione e gestione degli impianti) generando un valore aggiunto di oltre 11 miliardi di euro e un gettito fiscale aggiuntivo per Stato Centrale e Enti Locali di 4 miliardi.
Vale inoltre la pena evidenziare che tale analisi non tiene conto dei benefici ambientali e sociali derivanti dalle minori emissioni di inquinanti atmosferici (NOx, SOx, ecc.).
Se a fronte dell’obiettivo rinnovabili indicato dalla SEN già risultava chiara l’urgenza di mettere in campo quanto prima gli strumenti attuativi, diversi dei quali ad oggi non ancora disponibili, la roadmap europea al 2030 impone all’Italia un cambio di passo e rende la SEN già superata, come ha recentemente affermato anche il ministro Di Maio. Ritardi ulteriori nell’emanazione delle necessarie misure legislative comporterebbero il fallimento degli impegni sottoscritti in sede comunitaria. Dobbiamo correre, non c’è più tempo da perdere.