La transizione ad un sistema energetico a zero emissioni entro il 2050 apporterebbe significativi vantaggi per l’economia, l’occupazione e la salute pubblica, oltre ovviamente per l’ambiente, in Italia e in altri 138 paesi del mondo. La roadmap individuata da un gruppo internazionale di ricercatori, per la maggior parte facenti capo all’Università di Stanford, dovrebbe essere tenuta in considerazione dai governi per orientare le politiche energetiche e climatiche e dagli investitori per regolare i processi decisionali.
Lo studio 100% Clean and Renewable Wind, Water, and Sunlight All-Sector Energy Roadmaps for 139 Countries of the World, che si concentra sui sistemi energetici delle nazioni responsabili del 99% delle emissioni di CO2 a livello globale, sostiene che è tecnicamente ed economicamente fattibile, oltre che conveniente, evitare un aumento della temperatura media terrestre di 1,5 C°. In particolare, delinea il percorso che andrebbe seguito per centrare l’obiettivo 100% rinnovabili al 2050, per il raggiungimento del quale è necessario procedere all’elettrificazione di tutti i settori: trasporti, riscaldamento/raffreddamento, industria, agricoltura, silvicoltura e pesca.
Se nel 2050 si riuscisse ad utilizzare elettricità 100% rinnovabile, sarebbe possibile evitare 4,6 milioni di morti premature all’anno causate dall’inquinamento dell’aria e risparmiare 23 e 29 mila miliardi di dollari l’anno altrimenti spesi per fronteggiare i costi, rispettivamente, dell’inquinamento atmosferico e del cambiamento climatico. La transizione verso un sistema energetico basato solo sulle rinnovabili presenta benefici anche per l’occupazione: si verrebbero infatti a creare 24,3 milioni di nuovi posti di lavoro a lungo termine.
La validità di tale studio – in particolare l’eccessivo ottimismo dei risultati e la gamma ristretta di tecnologie/fonti energetiche prese in considerazione – è stata tuttavia messa in discussione da altri membri della comunità scientifica in un articolo apparso sulla rivista PNAS. Il dibattito sugli impatti economici e sul portafoglio di tecnologie su cui dovrebbe puntare la transizione ad un sistema energetico a zero emissioni rimane dunque aperto in attesa di conoscere l’esito delle verifiche sui risultati dello studio, pur rimanendo ferma la necessità di una sua realizzazione.