La mobilità elettrica è una rivoluzione per l’industria automobilistica. Davanti ai grandi cambiamenti, c’è chi sa trasformali in opportunità di crescita, ne approfitta per evolversi e diventare più competitivo. C’è anche chi si immobilizza, e atterrito dal nuovo rimane ostinatamente ancorato al passato, al punto di ignorare che nel futuro ci si trova già!
È un po’ come la fisica dei cartoni animati, con Willy il coyote che corre oltre il burrone, non si accorge di essere sospeso sul vuoto, e solo quando se ne rende conto precipita.
La scelta di distorcere la realtà, di procrastinare le azioni risolutive, non appartiene soltanto a chi elogia il motore a scoppio a scapito dell’auto elettrica, ma anche a chi ancora nega il cambiamento climatico o a chi si oppone alla transizione energetica.
Nella storia dell’innovazione c’è sempre stato chi a gran voce ha sostenuto profezie smentite dal futuro. Per citarne alcune: «Viaggiare su rotaia ad alta velocità non è possibile», «Chiunque sia a conoscenza della lampadina capirebbe che è un evidente fallimento», «Il telefono ha troppi difetti per essere considerato seriamente come uno strumento di comunicazione», «Il cavallo è qui per rimanerci, mentre l’auto è solo una novità, una moda passeggera».
Nel 2021 le vendite globali di auto elettriche “con la spina” sono state 6,8 milioni, il doppio del 2020. Entro i prossimi dieci anni le vendite di auto elettriche supereranno quelle di tutti gli altri modelli in Europa, in Cina e negli Stati Uniti.
Nei primi due mesi del 2022, le auto elettriche hanno rappresentato il 10% del totale delle vendite. Quindi, è molto probabile che nel 2026 su tre auto vendute una sia elettrica. Il 2026 è anche l’anno in cui, secondo Bloomberg, grazie alla riduzione del costo delle batterie le auto elettriche costeranno come le auto a benzina.
L’Europa ha già avvertito l’industria dell’auto, tra il 2030 – 2035 intende vietare la vendita di auto alimentate a benzina o a gasolio. Quindi non è “se” ma “da quando”. Ovvero, attualmente è aperto
il dibattito su quando scatterà il divieto ma prima della prossima estate la Commissione europea dovrebbe definirlo tra le nuove misure del Fit for 55.
Da un Paese come l’Italia che detiene il record europeo di morti per inquinamento dell’aria e che ha assoluto bisogno di promuovere nuove opportunità di sviluppo per l’industria dell’auto, sarebbe
lecito attendersi una netta e favorevole posizione rispetto al phase-out dei motori a combustione.
I grandi player dell’auto, con Volkswagen in prima fila, non hanno dubbi e stanno investendo per convertire rapidamente all’elettrico le loro linee di produzione.
Assumere una posizione ambigua e sminuire i target europei per la decarbonizzazione dei trasporti riducendoli a indicazioni orientative, non fa di certo l’interesse nazionale. Anzi. All’industria arrivano segnali contraddittori che lasciano spazio alle illusioni. C’è bisogno di un polso forte delle Istituzioni nel mettere a terra i provvedimenti necessari.
È dalla sinergia tra il pubblico e il privato che parte lo slancio allo sviluppo di una filiera industriale nazionale ed integrata dell’auto elettrica, è dalla direzione comune tra industria e istituzioni
che si creano i vantaggi competitivi per il Paese.
Quando avviene un cambio di paradigma la cosa peggiore che si possa fare è osteggiarlo puntando il dito su ciò che ancora c’è da risolvere piuttosto che lavorare per trovare le soluzioni e magari arrivarci per primi! Frenare l’auto elettrica perché tra vent’anni non sapremo come smaltire le batterie significa ignorare dove l’innovazione tecnologica ci ha portato adesso rispetto a vent’anni fa.
Altra argomentazione errata a sfavore della mobilità elettrica riguarda le emissioni di CO2.
Non è vero che “dalla culla alla tomba” l’auto elettrica e quella tradizionale hanno la stessa impronta carbonica. Al contrario, l’auto elettrica emette meno CO2 di un corrispondente modello a combustione interna.
Secondo l’autorevole RSE, il centro di ricerche 100% controllato dallo Stato, con l’attuale mix elettrico e considerando l’intero ciclo di vita, l’auto elettrica ha fino al 55% in meno di emissioni di CO2 rispetto alle auto a benzina e fino al 40% in meno rispetto a quelle diesel.
Peraltro, questi dati sul vantaggio dell’auto elettrica si riferiscono all’attuale mix elettrico che vede le rinnovabili solo al 40%, sono quindi destinati a migliorare tantissimo nei prossimi anni quando arriveranno al 72% del mix elettrico!
Lavoriamo per accelerare la crescita delle rinnovabili e abilitare la diffusione della mobilità elettrica, assicurando un’ampia disponibilità dei punti di ricarica. La transizione ecologica non potrà realizzarsi senza la decarbonizzazione dei trasporti, servono scelte di campo nette della politica.
L’Italia ha un’antica tradizione automobilistica, portata avanti con ingegno e qualità. Per la nostra industria si aprono grandi opportunità da cogliere attraverso l’innovazione delle competenze e la riconversione dei processi produttivi verso l’elettrico.
Mettiamoci alla guida del cambiamento o ci aspetta il baratro e, come Willy il Coyote, ce ne accorgeremo troppo tardi!
Questo articolo è stato pubblicato su QualEnergia, numero 1-2022