Nel 2017 le emissioni globali di CO2 del settore energia sono tornate a crescere, raggiungendo un record storico di 32,5 miliardi di tonnellate. Ad ogni nuovo aumento delle emissioni, raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi diventa più complicato. Ma una spinta decisiva alla decarbonizzazione dei consumi energetici potrebbe arrivare dall’applicazione, a livello globale, di sistemi efficienti di carbon pricing, finalizzati ad includere nel prezzo dei combustibili fossili i costi per l’ambiente e la salute conseguenti al loro utilizzo.
Emissioni in crescita in Europa
Secondo il rapporto Global Energy & CO2 Status Report 2017, pubblicato dall’IEA lo scorso marzo, le emissioni di CO2 nel 2017 sono aumentate dell’1,4% rispetto all’anno precedente. Questo incremento è dovuto, da un lato, alla ripresa della domanda globale di energia (+2,1% vs 2016), dall’altro, ad un miglioramento dell’efficienza energetica meno marcato rispetto agli anni precedenti, motivato anche dal basso prezzo del petrolio.
A livello nazionale, la crescita delle emissioni si rivela non uniforme e riserva alcune sorprese. In particolare, mentre gli Stati Uniti sono riusciti a ridurre le emissioni di CO2 rispetto all’anno precedente (-0,5%), in Europa queste sono aumentate dell’1,5%, vanificando parte dei progressi compiuti negli anni passati. Dopo 7 anni sono infatti tornate a crescere le emissioni dei settori regolati dal sistema EU ETS (termoelettrico, raffinazione, industria energivora, aviazione): ad annullare la riduzione delle emissioni nei settori energia e riscaldamento è stato il comparto industriale, che ha registrato un aumento dell’1,8% delle emissioni.
Carbon tax e cap-and-trade: un giusto prezzo al carbonio
In tutti i modelli creati dai ricercatori, per tener fede all’impegno preso alla COP21 di Parigi di mantenere l’aumento medio della temperatura globale al 2100 entro 1,5 °C, le emissioni di gas serra devono raggiungere il picco non più tardi del 2020 e ridursi drasticamente in seguito. Raggiunto un livello di emissioni zero, dopo il 2050 si dovranno realizzare emissioni negative, sperando che nel frattempo siano maturate le tecnologie per farlo.
Esistono due strumenti di politica economica, entrambi volti a internalizzare il costo sociale del carbonio, per orientare i consumi energetici verso la decarbonizzazione e imprimere una spinta decisiva alla ricerca, sviluppo e innovazione nel settore delle tecnologie a emissioni negative. Il primo stabilisce un prezzo esplicito per le emissioni di gas serra tramite una carbon tax, imponendo dunque un costo diretto a chi inquina. Il secondo interviene sulla quantità di gas serra permessa dalla legge istituendo un mercato delle emissioni, il cosiddetto cap-and-trade (come il sistema EU ETS).
Per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, una tonnellata di CO2 dovrebbe raggiungere, al 2020, un prezzo compreso tra 30-60 euro/tonnellata circa, per poi salire entro il 2030 a 40-80 euro/tonnellata circa. Questi valori sono indicati in un rapporto pubblicato lo scorso anno dall’High Level Commission on Carbon Prices, l’organismo guidato dall’economista premio Nobel Joseph Stiglitz e da Lord Nicolas Stern creato a margine della COP21 per sostenerne l’implementazione.
Segnali positivi da Cina ed Europa
La riforma del mercato ETS dell’Unione Europea, votata lo scorso febbraio dal Parlamento Europeo per diminuire le quote in eccesso e aumentare i prezzi dei crediti di emissione, ha già fornito un segnale importante al mercato. Infatti, il prezzo delle quote di emissione ha superato a inizio aprile il valore di 13 euro/tonnellata (Sandbag Carbon Price Viewer), con un incremento di quasi il 50% rispetto a febbraio. La strada verso la piena efficacia del meccanismo è, tuttavia, ancora lunga.
Nel frattempo, il 19 dicembre scorso il governo cinese ha lanciato il proprio mercato ETS, dopo 7 progetti pilota che hanno coinvolto alcune grandi città e province. Il sistema, che coprirà inizialmente solo le emissioni del settore elettrico, una volta completamente realizzato dovrebbe portare quasi a raddoppiare la quota di emissioni globali controllata attraverso meccanismi di carbon pricing.