Di Agostino Re Rebaudengo, Presidente Elettricità Futura
Sin dalle sue origini l’uomo ha modificato i territori per soddisfare le esigenze evolutive. Abbiamo cambiato il paesaggio per coltivare, lavorare, spostarci, abitare.
Insieme al paesaggio si è evoluto anche il senso dell’estetica, un fattore storicamente e culturalmente determinato.
Se a fine Ottocento avessero vinto le resistenze dei tanti che vedevano nel progetto della Torre Eiffel, “un’impalcatura fatta di sbarre e di ferro angolare, priva di qualsiasi senso artistico, dotata di un aspetto mostruoso”, come veniva allora definita nella rivista di architettura La Construction moderne, oggi non avremmo uno dei più famosi monumenti al mondo.
Per tanti anni, gli oppositori della Torre Eiffel hanno sostenuto che il progetto sarebbe stato uno sfregio al profilo della città, che avrebbe rovinato il paesaggio. Oggi, nessuno riuscirebbe a immaginare Parigi senza il suo tratto distintivo, un’icona architettonica che allora fu denigrata anche da tanti architetti, e che oggi attira turisti da tutto il mondo.
Il 2022 è l’anno più caldo di sempre. Il cambiamento climatico corre veloce, in particolare nel Mediterraneo. L’Italia è il secondo Paese europeo per danni causati dal cambiamento climatico ed è tra i primi al mondo per il patrimonio artistico, culturale e naturale.
La conservazione e l’innovazione sostenibile, attraverso le tecnologie delle rinnovabili e dell’efficienza energetica, sono propedeutiche al mantenimento del paesaggio, dell’arte, dei monumenti, dei palazzi.
Essere conservatori dei beni culturali nel 2022 significa adottare provvedimenti innovativi. Conservare richiede l’introduzione di tecnologie energetiche sostenibili, che riducono i consumi e le emissioni.
Esiste un punto di incontro tra conservazione dell’ambiente, del paesaggio, dei beni culturali e naturali e strategie di contrasto al cambiamento climatico: la transizione alle rinnovabili coniuga la valorizzazione del passato e tutela del futuro.
Se non ridurremo – e in fretta – le emissioni di Co2 non avremo più un paesaggio da tutelare! Gli impianti rinnovabili possono in poco tempo tagliare queste emissioni, creando anche posti di lavoro e risparmi economici per il nostro Paese.
Eppure, incredibilmente, molti progetti solari ed eolici vengono bloccati in nome della protezione del paesaggio.
Dobbiamo cambiare mentalità, visione del paesaggio e della conservazione del patrimonio, far evolvere il nostro sguardo. Il vecchio paradigma dell’energia prevedeva grosse centrali lontane dal nostro quotidiano. Il nuovo paradigma si basa sull’energia diffusa sui territori.
Non si tratta del “senso del bello”, di per sé legato alla soggettività.
Piuttosto, è una questione di oggettivare la responsabilità di chi è preposto a tutelare il paesaggio.
Il cambiamento climatico genera costi e danni irreversibili a paesaggio e territori.
I beni naturali sono valori paesaggistici ai sensi del Codice dei Beni Culturali del Paesaggio e stanno subendo pesanti modifiche a causa del cambiamento climatico che minaccia anche i beni culturali. Pensiamo ai sassi di Matera colpiti dalle alluvioni, ai mosaici della Basilica di Piazza San Marco coperti dall’acqua alta, ai siti archeologici.
Tanti siti patrimonio Unesco in Italia e nei Paesi del Mediterraneo potrebbero finire sott’acqua a causa dell’innalzamento del livello del mare, o essere distrutti dalle sempre più frequenti bombe d’acqua, come dimostra uno studio pubblicato sulla Rivista Nature.
Un NO a un nuovo impianto rinnovabile, è un Sì alle emissioni di Co2 e un Sì al cambiamento climatico. Rispettare l’identità del passato vuol dire anche garantire un futuro al nostro paesaggio, ai nostri beni artistici.
Raggiungere l’obiettivo rinnovabili del Piano 2030 di sviluppo del settore elettrico permetterebbe di ridurre del 75% le emissioni del settore, installando 85 GW di nuova capacità rinnovabile che richiederebbero solo lo 0,3% della superficie totale dell’Italia, ovvero circa 100.000 ettari. Innoviamo l’energia per tutelare il Paesaggio e conservare i Beni Culturali.
Leggi l’articolo intero pubblicato nella Rivista QualEnergia numero 05 novembre-dicembre 2022.