L’incertezza caratterizza l’ultimo giorno dei negoziati della COP24 in corso a Katowice, Polonia. Molto probabilmente non si riuscirà a raggiungere entro oggi un’intesa sulle regole di attuazione dell’Accordo di Parigi del 2015 (il cosiddetto Paris Rulebook) e i lavori potrebbero continuare fino alla giornata di domenica. Raggiungere un accordo il più ambizioso possibile è fondamentale perché, come affermato mercoledì scorso dal segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, “Un fallimento a Katowice sarebbe un suicidio”. Di questo ho parlato stamattina con un intervento in diretta su Rai1 durante il programma Unomattina:
Il campanello d’allarme per il clima è stato suonato lo scorso mese di ottobre dal rapporto dell’IPCC: il mondo è completamente fuori traiettoria per centrare gli obiettivi di Parigi e se non vengono prese azioni drastiche ed immediate sarà impossibile riuscire a contenere l’aumento della temperatura globale al 2100 a +1,5° C rispetto ai livelli preindustriali. In particolare, secondo il rapporto è necessario arrivare a emissioni nette di anidride carbonica pari a zero entro il 2050.
Nonostante le evidenze scientifiche dell’IPCC abbiano trovato il consenso di quasi tutte le nazioni partecipanti, Arabia Saudita, Kuwait, Russia e Stati Uniti – paesi con forti interessi nei combustibili fossili – hanno posto il veto all’adozione formale del rapporto. Ciò è particolarmente significativo perché riconoscere le conclusioni dell’IPCC all’interno del Paris Rulebook avrebbe significato di fatto obbligare gli stati firmatari a rivedere al rialzo gli obiettivi di riduzione delle emissioni (National Determined Contributions – NDCs) che avevano presentato a Parigi.
Senza target più ambiziosi sarà infatti impossibile centrare il target di +1.5°C e molto difficile anche raggiungere quello dei +2°C. Come dimostra la seguente tabella elaborata da Climate Action Tracker, nessun paese al mondo ha obiettivi in linea con l’Accordo di Parigi:
Per questa ragione, anche se si dovesse raggiungere un accordo sul Paris Rulebook, in mancanza un’intesa che obblighi gli stati ad aumentare i propri sforzi di decarbonizzazione la COP24 potrebbe essere considerata un mezzo fallimento. Mentre i più realisti guardano già al prossimo appuntamento mondiale per il clima, l’Italia si candida a essere il paese che ospiterà la COP26, un buon segnale per rafforzare la nostra leadership nel contrasto ai cambiamenti climatici.