La legge di Bilancio entrata in vigore il 1° gennaio 2018 ha introdotto un’importante novità nel settore dell’efficienza energetica: la microcogenerazione è stata inclusa tra le tecnologie che hanno accesso alle detrazioni fiscali per gli interventi di riqualificazione energetica, il cosiddetto Ecobonus del 65%. Nello specifico (art. 4), sarà possibile detrarre dall’Irpef (o dall’Ires) il 65% delle spese per l’acquisto e l’installazione di un microcogeneratore in sostituzione di impianti esistenti.
La nuova norma, insieme alle procedure semplificate per la realizzazione, connessione ed esercizio di sistemi di microcogenerazione pubblicate dal Ministero dello Sviluppo Economico lo scorso marzo, favorirà la diffusione in Italia di questa tecnologia, che presenta considerevoli vantaggi economici e ambientali.
Microcogenerazione, di cosa si parla
La microcogenerazione è la produzione combinata di energia elettrica e calore a partire da un unico combustibile, tipicamente metano, in sistemi di potenza inferiore ai 50 kW. Nata in Italia alla fine degli anni ‘70 (nell’immagine sopra uno dei primi prototipi realizzati dagli ingegneri del Centro Ricerche Fiat) questa tecnologia è molto diffusa nei paesi dell’Europa settentrionale mentre da noi comincia solo ora ad affermarsi.
Punto di forza della microcogenerazione è l’essere una soluzione tecnologica che rende possibile l’integrazione delle politiche per la qualità dell’aria con quelle climatiche e per l’efficienza energetica. L’utilizzo di un microcogeneratore consente infatti un risparmio di oltre il 20% di energia primaria in confronto alla generazione separata di energia elettrica e calore, determinando inoltre una riduzione fino a 20 volte delle emissioni di ossidi di azoto (NOx) e un abbattimento significativo delle emissioni di particolato (PM2.5 e PM10) e di CO2 rispetto ai sistemi di riscaldamento convenzionali.
Più efficienza per il settore residenziale
L’Italia è tra i paesi europei che meglio utilizzano l’energia consumata, avendo un valore di intensità energetica primaria* inferiore rispetto alla media del continente (100,4 tep/M€ vs 120,4 tep/M€, Rapporto Annuale Efficienza Energetica, ENEA 2017). Tuttavia, il potenziale di risparmio energetico è ancora molto vasto, soprattutto nel settore residenziale. Il patrimonio edilizio italiano è infatti caratterizzato da una generale arretratezza, con oltre il 65% degli edifici in classe energetica G o F.
Questo aspetto, unito al diffuso utilizzo di sistemi di riscaldamento obsoleti, è tra i fattori che rendono il residenziale il settore che più contribuisce alle emissioni di particolato, essendo responsabile di oltre il 60% delle emissioni di PM2.5 e PM10 (Italian Emission Inventory, ISPRA 2017), con le relative conseguenze negative per la qualità dell’aria. Occorre dunque intervenire, da un lato, sull’involucro degli edifici per diminuire la richiesta di energia, dall’altro, sulla climatizzazione invernale, andando a sostituire i sistemi di riscaldamento obsoleti con tecnologie più efficienti e sostenibili, come appunto la microcogenerazione.
Le risorse messe a disposizione sotto forma di strumenti di supporto economico e finanziario per l’efficientamento di edifici pubblici e privati, si ripagano ampiamente grazie ai benefici che producono in termini economici (riduzione della bolletta energetica, sviluppo del comparto e risvolti occupazionali), climatico-ambientali (riduzione delle emissioni di gas serra e di agenti inquinanti) e sanitari (riduzione delle patologie derivanti da una cattiva qualità dell’aria). Da qualsiasi prospettiva si osservi la questione, dunque, investire in efficienza energetica conviene.
Per approfondire:
Un’idea (italiana) per il futuro | Servizio andato in onda su Report, Rai 3, che ripercorre la storia della microcogenerazione intervistandone i protagonisti.
Ecobonus 2018, le novità della legge di Bilancio | Guida Fisco
Bonus per la microcogenerazione | Il Sole 24 Ore
* Quantità di energia (espressa in tep – tonnellate equivalenti di petrolio) utilizzata per la produzione di un’unità di PIL (espresso in milioni di euro, anno di riferimento 2010).