Il sistema energetico italiano sta attraversando una fase di cambiamento senza precedenti. Il principale driver di questa trasformazione è la necessità di ridurre l’impatto ambientale della produzione e del consumo di energia, ricercando allo stesso tempo un equilibrio con le dimensioni della competitività e della sicurezza. La diffusione delle energie rinnovabili, l’aumento dell’efficienza, la digitalizzazione delle reti e l’avvento dei prosumer sono solo alcune delle tendenze in atto. Questi trend di cambiamento, se governati in modo efficace, possono generare crescita economica e occupazionale.
Senza le adeguate infrastrutture, la trasformazione del sistema energetico nazionale non può essere portata a termine. Considerando la mole di investimenti e i lunghi tempi di realizzazione, è fondamentale una programmazione a lungo termine, ragionata e condivisa, degli interventi necessari. Con la pubblicazione dello studio Infrastrutture energetiche, ambiente, territorio, Confindustria Energia – con il contributo tra gli altri di Elettricità Futura – intende porre l’accento sul ruolo di primo piano che le infrastrutture energetiche giocheranno nel raggiungimento degli obiettivi al 2030 inclusi nel Piano Nazionale Integrato Energia Clima.
Investimenti infrastrutturali: focus sul sistema elettrico
La portata degli investimenti in nuove attività di generazione, trasformazione, trasporto e stoccaggio (ad esclusione della distribuzione) previsti dallo studio per il periodo 2018-30 è di 96 miliardi di euro. L’onere di tali investimenti è sostenuto interamente da operatori di mercato, senza quindi alcun aggravio del debito pubblico nazionale.
Come mostrato nel grafico riportato sopra, la voce principale è data dagli investimenti in nuova capacità di generazione elettrica rinnovabile. In particolare, l’investimento complessivo in questo comparto, pari a 29,2 miliardi di euro, riguarda la realizzazione di impianti fotovoltaici (20,3 miliardi), eolici (8,4 miliardi) e geotermici (0,5 miliardi).
La seconda voce per importo comprende gli interventi per adeguare la rete elettrica al nuovo mix di generazione al 2030, caratterizzato da un’elevata penetrazione delle energie rinnovabili. Tali interventi hanno l’obiettivo di potenziare la rete nell’ottica di una progressiva elettrificazione dei consumi. Nello specifico, si tratta di investimenti nella posa di nuovi elettrodotti, nella razionalizzazione e ottimizzazione della rete esistente e nella realizzazione di compensatori di tensione e stazioni elettriche.
Ulteriori investimenti in sistemi di accumulo elettrico, stimati in 4,3 miliardi di euro al 2030, sono necessari per garantire l’integrazione delle rinnovabili elettriche intermittenti, anche in vista della chiusura delle centrali termoelettriche a carbone fissata per il 2025. La realizzazione di 3,4 GW di nuova capacità di generazione elettrica a gas naturale (2,3 miliardi di euro di investimenti) compensa in parte l’uscita dal carbone.
Ricadute economiche che superano gli investimenti
Il valore aggiunto degli investimenti in nuove infrastrutture energetiche – considerando sia la fase di realizzazione sia quella di esercizio – è di 142 miliardi di euro nel periodo 2018-2030, che diventano 305 miliardi di euro considerando l’intero ciclo vita. Gli effetti degli investimenti, per la sola fase di realizzazione, sono stati calcolati tenendo conto dei benefici economici diretti (aziende che realizzano l’investimento o gestiscono i nuovi impianti), indiretti (filiera di prodotti e servizi correlata agli investimenti) e indotti (domanda aggiuntiva generata).
La stessa metodologia è stata applicata per calcolare le ricadute in termini occupazionali: 140.000 Unità Lavorative Annue (ULA) tra il 2018 e il 2030 per la realizzazione e la gestione delle infrastrutture e 35.000 ULA dopo il 2030 per l’intera vita utile degli impianti.