Nel settore ricerca e sviluppo l’Italia è colpevolmente in ritardo rispetto ai maggiori paesi europei: nel 2015 abbiamo investito 136 euro pro-capite in R&S, contro i 213 della Francia e i 319 della Germania. Lo stesso anno il nostro Paese ha depositato circa un terzo dei brevetti della Francia e un settimo di quelli della Germania.
In questo articolo, pubblicato sul primo numero del 2017 di Nuova Energia, ho proposto una riflessione sullo stato della ricerca italiana, la quale senza dubbio presenta delle punte di eccellenza che purtroppo non ricevono il sostegno necessario per generare un significativo effetto di spillover sul sistema.
Se adeguatamente sostenuta, l’energia pulita può certamente essere uno dei pilastri della ricerca pubblica e privata con cui il nostro Paese potrà garantire quei livelli di benessere economico, sociale e ambientale che i cittadini si aspettano.