Il 3° pacchetto sulla mobilità, recentemente pubblicato dalla Commissione Europea, è l’ultimo capitolo dell’iniziativa legislativa Europe on the Move, il cui obiettivo è promuovere la sostenibilità dei trasporti in Europa. Dopo il primo pacchetto di maggio 2017 dedicato ad una mobilità pulita, competitiva e interconnessa, e quello di novembre 2017 incentrato sulle emissioni di CO2 delle autovetture, il nuovo insieme di proposte legislative si concentra sulla sicurezza stradale e sui limiti emissivi per i trasporti pesanti, proponendo inoltre un piano d’azione per lo sviluppo delle batterie e una strategia per i sistemi di mobilità connessa e automatizzata.
Mobilità sicura
Le strade europee sono le più sicure al mondo e lo diventano sempre di più, ma gli incidenti stradali mietono ancora un alto numero di vittime: 25.300 decessi nel 2017, per un costo economico e sociale di 120 miliardi di euro l’anno (inclusi gli incidenti non fatali). Per questa ragione, la Commissione Europea ha proposto che i nuovi modelli di veicoli siano dotati di dispositivi di sicurezza avanzati, come quelli elencati qui. Questa misura, insieme all’aggiornamento delle regole sulla gestione delle infrastrutture, dovrebbe contribuire al raggiungimento dell’ambizioso obiettivo di azzerare il numero di vittime e lesioni gravi entro il 2050.
Mobilità pulita
Il settore dei trasporti è stato solo parzialmente sfiorato dalla “rivoluzione verde” che ha interessato il settore elettrico e, di conseguenza, è responsabile ancora di quasi un quarto delle emissioni di gas serra da usi energetici. Con il 3° pacchetto, la Commissione avanza diverse proposte per la decarbonizzazione dei trasporti pesanti, proponendo un obbligo di riduzione delle emissioni medie di CO2 per i nuovi veicoli pesanti del 15% al 2025 (vs. 2019) e del 30% nel 2030, oltre a nuovi standard per l’etichettatura degli pneumatici, che dovrebbero tradursi in un risparmio di circa 125 euro l’anno per famiglia e nella mancata emissione, al 2030, della CO2 che verrebbe generata da 4 milioni di autoveicoli l’anno.
Inoltre, il pacchetto include un piano d’azione per le batterie che contribuirà a realizzare un “ecosistema” competitivo e sostenibile per le batterie, tecnologia abilitante della mobilità elettrica, in Europa. In altre parole, si tratta di una misura di politica industriale per creare una filiera europea che poggerebbe le sue basi sulla produzione su larga scala di batterie sostenibili.
Nelle intenzioni della Commissione, questa strategia dovrebbe permettere all’Unione Europea di diventare leader mondiale nelle tecnologie di accumulo, compito tutt’altro che facile dal momento che la Cina ha assunto una posizione dominante nel settore. Secondo Bloomberg New Energy Finance, la capacità di produzione di batterie del gigante asiatico attualmente in pipeline è tre volte quella del resto del mondo, mentre per assicurarsi l’approvvigionamento dei preziosi “metalli da batteria” le aziende cinesi firmano colossali contratti, come quello tra GEM e Glencore per la fornitura di 52.800 tonnellate di cobalto, stipulato a marzo di quest’anno.
Mobilità interconnessa
Anche sul fronte dei sistemi di assistenza alla guida e di mobilità automatizzata, la Commissione propone una strategia che dovrebbe consentire all’Europa di diventare leader mondiale nel settore. In quest’ottica, mette a disposizione degli Stati membri nuovi strumenti di supporto finanziario e annuncia l’istituzione di un quadro giuridico di riferimento, con un’attenzione particolare agli aspetti etici della guida autonoma e dello sviluppo dell’intelligenza artificiale.
A questo proposito, merita attenzione chiedersi come l’intelligenza artificiale risponderebbe quando chiamata a prendere decisioni con implicazioni morali, ad esempio nel caso in cui un’auto a guida autonoma dovesse scegliere, tra due mali, quello minore. Per tentare di allineare la risposta dell’intelligenza artificiale alla percezione umana, il MIT di Boston ha sviluppato un test, rivolto a tutti, nel quale l’utente deve indicare la sua scelta a fronte di un dilemma di tipo morale. Grazie ai feedback ottenuti, l’università americana conta di contribuire a rendere l’intelligenza artificiale, con la quale dovremo abituarci a fare i conti, più umana.