Per tutelare un asset strategico come l’idroelettrico, tutti i Paesi europei hanno previsto per gli operatori nazionali rinnovi delle concessioni senza procedure competitive, se non addirittura concessioni illimitate. Peraltro, nel settembre 2021, anche grazie ad Elettricità Futura, la Commissione europea ha archiviato le procedure di infrazione sulla concorrenza nelle concessioni idroelettriche nei confronti di vari Paesi europei, tra cui l’Italia.
Come ho ricordato anche in una mia recente intervista pubblicata su Il Messaggero, è di assoluta importanza che si proceda anche noi in questa direzione, essendo il Paese europeo più dipendente dall’estero per gli approvvigionamenti energetici. L’idroelettrico deve continuare ad essere un asset nazionale strategico per la sicurezza e l’indipendenza energetica dell’Italia, come rilevato più volte dal COPASIR.
Nella bozza di Decreto “Sicurezza Energetica” è presente una misura che prevede la facoltà per le Regioni di riassegnare le concessioni approvando un piano di investimenti pluriennali sugli impianti e sul territorio promosso dagli attuali titolari.
Questa norma favorirà gli investimenti delle aziende italiane concessionarie e la difesa di asset nazionali fondamentali per la sicurezza del sistema e l’economia. Il 70% delle attuali concessioni scadrà nel 2029, se tale previsione normativa non venisse approvata, dando certezza agli operatori, gli investimenti slitterebbero di almeno 10 anni da oggi. Al contrario questa previsione consentirebbe un rilancio immediato degli investimenti urgenti e necessari per aumentare l’efficienza del parco idroelettrico.
La produzione di energia idroelettrica nazionale oltre a rappresentare il 40% della produzione rinnovabile italiana, costituisce un sistema infrastrutturale rilevantissimo, sia per prevenire situazioni gravi di piene sia per lo stoccaggio e la regolazione dei flussi idrici. Oltre il 60% degli impianti idroelettrici nazionali ha un’età maggiore di 70 anni.
Gli operatori italiani, per la stragrande maggioranza peraltro riferibili ad azionisti pubblici, sono pronti a investire da subito 15 miliardi di euro, ponendo in essere investimenti che in questa fase storica, caratterizzata da gravissimi shock energetici e di crisi geopolitiche, aumentano la sicurezza energetica nazionale. Inoltre, questi investimenti sono quanto mai necessari anche per i loro significativi benefici economici ed occupazionali per il sistema Paese e per la sua straordinaria filiera professionale, da sempre un’eccellenza nazionale.