Ogni anno l’Italia spende in sussidi alle fonti fossili quasi quanto viene destinato al supporto delle energie rinnovabili. A dirlo non è un’associazione “di parte”, ma lo stesso Governo nel Catalogo dei sussidi ambientalmente rilevanti 2016. Questo corposo documento, la cui compilazione è prevista dal Collegato ambientale alla legge di stabilità, fa il punto sui Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD) e sui Sussidi Ambientale Favorevoli (SAD) per il settore energetico in vigore nel nostro Paese. Semplificando un poco, del primo gruppo fanno parte i sussidi ai combustibili fossili e del secondo quelli alle fonti rinnovabili.
Per quanto riguarda i SAD, il Ministero dell’Ambiente ha calcolato un esborso nel 2016 pari a 11,5 mld di euro. Tra le maggiori voci di spesa troviamo il differente trattamento fiscale tra benzina e gasolio (l’accisa sul gasolio per autotrazione è inferiore rispetto a quella applicata alla benzina), che ammonta a 5 mld di euro di gettito fiscale non riscosso. Per quanto riguarda invece i SAF, il costo totale stimato è pari a 12 mld di euro. In questo caso, senza troppe sorprese, la principale voce di spesa è l’intero sistema di incentivazione alla fonte fotovoltaica (i famigerati cinque Conti Energia), con 6,297 mld di euro.
Il dibattito sui sussidi nel settore energetico è in corso da almeno trent’anni, concentrandosi in particolare sull’opportunità di eliminare i SAD e rafforzare i SAF. I capi di governo riuniti a Tokyo per il G7 del maggio 2016 si sono impegnati ad eliminare gradualmente i sussidi ai combustibili fossili entro il 2025. Dal canto suo, l’Unione Europea ha anticipato i tempi, indicando il 2020 come traguardo ultimo per la loro eliminazione.
Si tratta di cifre imponenti, malgrado esistano divergenze notevoli nella loro quantificazione. Secondo l’OCSE, i sussidi ai combustibili fossili ammonterebbero, a livello globale, a 160-200 mld di dollari annui, mentre l’FMI parla di 492 mld di dollari nel 2011 e l’IEA di 325 mld nel 2015. Queste discrepanze, dovute a differenze metodologiche e di definizione, non alterano comunque l’inevitabile conclusione che i sussidi ai combustibili fossili rallentano la transizione ad un sistema energetico a basse emissioni e vanno perciò gradualmente eliminati. Tanto più che essi non vanno a beneficio delle fasce più povere della popolazione mondiale assicurandone un accesso all’energia maggiore e sicuro. Come evidenziato in uno studio dell’IMF, su 100 dollari di sussidi alla benzina, 97 vanno ai quantili più ricchi della popolazione.
In queste slide, preparate da assoRinnovabili per i propri associati, è riassunto a grandi linee il contenuto del Catalogo dei sussidi 2016, con particolare riferimento alle voci di spesa per ciascuna tipologia di sussidio e alle raccomandazioni sul tema già fornite dall’OCSE al nostro Paese nel 2013.