La sostenibilità è un volano per la crescita delle imprese, coniugare lo sviluppo del business e la tutela del clima e dell’ambiente è l’unica via possibile per ottenere vantaggi competitivi a lungo termine.
Questa convinzione anima da sempre la mia Visione imprenditoriale, come ho spiegato nella mia intervista pubblicata nel Bilancio di Sostenibilità 2022 – Make Italy Green di E.ON Italia, dove approfondisco anche i macro trend della transizione energetica.
Quali sono i fattori chiave che hanno contribuito maggiormente a ridefinire gli scenari energetici europei ed italiani negli ultimi 2-3 anni? E quali vi aspettate possano determinare il futuro energetico al 2025?
Nell’ultimo triennio, i mercati energetici hanno avuto dinamiche eccezionali. Per comprenderne la natura, può essere utile focalizzarsi su almeno 3 fattori.
L’emergenza sanitaria innescata dalla pandemia COVID-19 e i conseguenti lockdown, che hanno favorito un temporaneo ma significativo calo della domanda energetica nel mondo e quindi una riduzione senza precedenti dei prezzi dell’energia elettrica. Grazie agli investimenti fatti dalle imprese elettriche italiane, il settore ha dato prova di grande resilienza a fronte del crollo della domanda, rispondendo in modo deciso ed efficace per garantire la sicurezza del sistema, dei cittadini e delle imprese, in coerenza con la Green Recovery – una ripresa capace di massimizzare le sinergie tra rilancio economico e decarbonizzazione.
Lo scoppio della guerra in Ucraina e l’emergenza energetica, che hanno messo in luce, specialmente in Europa, l’importanza dell’autonomia e dell’indipendenza energetica. La forte dipendenza dei Paesi europei, in prima fila l’Italia, dalle importazioni di energia dall’estero, in particolare di gas dalla Russia, è diventata più che mai evidente e ha alimentato la consapevolezza della necessità di accelerare la diffusione delle rinnovabili come soluzione strutturale per accrescere l’indipendenza dalle importazioni di combustibili fossili.
La crisi climatica, in continuo peggioramento a livello globale, soprattutto in Italia. Tra il 2018 e il 2022 gli eventi climatici estremi annui sono più che triplicati rispetto ai 5 anni precedenti, con temperature medie che hanno registrato i picchi più elevati di sempre (+1,15 °C rispetto alla media degli ultimi trent’anni).
Questi 3 fattori, combinati tra loro, rendono evidente che accelerare la decarbonizzazione è la priorità numero uno per la sicurezza nazionale, e che, per farlo, è necessario aggiornare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dell’Italia integrando le priorità definite dall’Europa attraverso il REPowerEU: rafforzare l’industria energetica, aumentare le rinnovabili, migliorare l’efficienza, potenziare la capacità di stoccaggio e ridurre la dipendenza da combustibili fossili. 5 Paesi lo hanno già fatto: Portogallo, Estonia, Francia, Slovacchia e Malta, e l’Italia si accinge a farlo.
Alla luce delle dinamiche internazionali che indiscutibilmente stanno influenzando la corsa verso il phase-out dalle fonti fossili, quali prospettive è possibile delineare in relazione ai tempi necessari per raggiungere gli obiettivi europei di decarbonizzazione?
Il 2030 è l’anno chiave a cui guardare. L’Unione europea si è impegnata da molti anni nella decarbonizzazione attraverso l’adozione di obiettivi sempre più ambiziosi, a partire dal Pacchetto 20-20-20. Con il Green Deal, ha successivamente impresso un’accelerazione senza precedenti al percorso di transizione, proseguita con le misure del Fit for 55 e del più recente REPowerEU, una prova della determinazione dell’Europa ad accelerare il contrasto al cambiamento climatico e la transizione energetica.
L’Italia ha tutto da guadagnare accelerando la transizione verso fonti energetiche rinnovabili. Attualmente, infatti, il Paese produce più del 65% della propria energia elettrica da combustibili fossili d’importazione: solo accelerando lo sviluppo delle energie rinnovabili e promuovendo una crescente elettrificazione dei consumi si potranno ottenere concreti benefici economici e ambientali, soddisfacendo gli oltre 360 TWh di fabbisogno annuo stimati per il 2030. Gli stessi dati, però, dimostrano anche come la transizione sia un percorso di indipendenza e sicurezza nazionale, oltre che di decarbonizzazione.
Per cogliere le opportunità della transizione in coerenza con il REPowerEU, l’Italia dovrebbeeve fare sforzi più significativi installando almeno 850 GW di nuova capacità rinnovabile, come suggerito nel Piano 2030 del settore elettrico elaborato da Elettricità Futura. Dobbiamo accelerare: nel 2022 nel nostro Paese abbiamo aggiunto solo 3 GW di nuove rinnovabili, di cui oltre la metà da impianti di piccola taglia, a fronte degli 11 GW dellaGermania, 6 GW della Spagna e 5 GW della Francia. Per realizzare il target rinnovabili 2030, è necessario passare da 3 GW all’anno a 10 GW all’anno, è quindi indispensabile velocizzare al massimo la burocrazia autorizzativa dei nuovi progetti.
In questo contesto, con il recente Inflation Reduction Act, gli Stati Uniti hanno scelto di adottare un approccio estremamente competitivo in materia di tecnologie per la transizione sostenibile, attraendo investimenti e progetti di ricerca. L’Europa e l’Italia hanno quindi il compito di valorizzare le infrastrutture estremamente sofisticate in loro possesso.
Le leve per farlo sono almeno 2: semplificare e velocizzare i processi autorizzativi, garantendone la realizzazione dei progetti già avviati, e riallocare i Fondi a disposizione verso progetti realizzabili in tempi brevi che aumentino la sicurezza energetica e creino benefici per il sistema produttivo a lungo termine.
Come coniugare una cultura d’impresa votata allo sviluppo industriale e l’esigenza di una crescente tutela dell’ambiente?
Le imprese italiane ed europee hanno compiuto grandi sforzi in termini di riconversione sostenibile. Tali investimenti hanno permesso loro di guadagnare la leadership nell’ambito della produzione industriale sostenibile. Sono diventate così un chiaro esempio di come industria, occupazione e green economy si rafforzino a vicenda: lo sviluppo industriale e la tutela degli ecosistemi sono uniti dal doppio filo della competitività.
Le imprese che adottano questa prospettiva orientata al futuro sono in grado di cogliere le opportunità offerte dai mercati e dalla crescente domanda di prodotti e servizi sostenibili. Il Piano 2030 di sviluppo del settore elettrico crea benefici occupazionali, economici e ambientali connessi a una crescente diffusione delle rinnovabili. Oltre €320 miliardi di investimenti nel settore produrrebbero €360 miliardi di benefici economici per il sistema Paese e 540mila nuovi posti di lavoro, evitando la produzione di più di 270 milioni di tonnellate di CO2.
Anche l’Europa ha ben chiaro il ruolo che giocheranno le scelte industriali, e quindi la cultura imprenditoriale, nel raggiungimento degli obiettivi climatici. Per questo, ha sviluppato meccanismi come la Tassonomia per la finanza sostenibile, un linguaggio comune attraverso cui riconoscere le attività economiche realmente sostenibili, e il Carbon Border Adjustment Mechanism per rilanciare la competitività dell’industria europea attraverso un sistema di tassazione ambientale dei prodotti importati. In altre parole, la transizione energetica richiede un cambiamento senza precedenti, potrà essere una notevole opportunità di sviluppo solo attraverso una collaborazione sinergica tra le Istituzioni e le Imprese.