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No A Stop Fotovoltaico Nel Decreto Agricoltura: La Mia Intervista Su Il Sole 24 Ore

«Assistiamo a contraddizioni nelle scelte di politica energetica del paese che ci lasciano perplessi e destano molta preoccupazione. Da una parte accogliamo con piacere l’iniziativa del governo italiano che, al G7 energia di Torino, si è impegnato a triplicare la capacità rinnovabile istallata entro il 2030. E questo vuol dire passare da 66 gigawatt istallati a 198 gigawatt, con impegno annuo di installazione che sale dai precedenti 12 a 20 gigawatt all’anno. Dall’altra, qualche giorno dopo, è arrivata una bozza del decreto Agroalimentare nella quale si prevede lo stop al rifacimento e/o all’istallazione di nuovi impianti fotovoltaici (l’intento non è ancora ben chiaro) nei terreni ad uso agricolo. Le due cose sono in netta contraddizione»

Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura non riesce a capacitarsi di come possa convivere una tale ambizione sullo sviluppo delle fonti rinnovabili, annunciata dal ministero dell’Ambiente lo scorso fine settimana, assieme alla contrarierà all’utilizzo dei terreni agricoli, i quali spesso sono terreni incolti lasciati al loro destino. «Bloccare lo sviluppo degli impianti fotovoltaici in queste aree significherebbe, secondo le nostre stime, fermare l’80 per cento dei progetti in fase di autorizzazione. Ricordo che per rispettare gli obiettivi europei del RepowerEU servirebbe meno dello 0,5% delle aree agricole, una minima percentuale che salirebbe a meno dell’1% delle aree agricole per triplicare l’attuale capacità installata come previsto dall’impegno preso al G7, ovvero installare nuovi 140 gigawatt entro 2030», afferma il presidente. Il decreto del ministero per l’agricoltura andrà consiglio dei ministri lunedì. Esso prevede che le zone agricole non siano considerabili idonee, quindi si tradurrebbe di fatto in una impossibilità di realizzare. «Accogliamo con favore la precisazione del ministero dell’Ambiente, il quale ha affermato di non aver condiviso la bozza», chiosa Re Rebaudengo. Il presidente riflette, però, sulle dichiarazioni del parlamentare Fdi Fabio Rampelli, il quale ha osservato che il divieto di installazione di impianti nelle aree agricole rappresenta “l’anno zero della tutela ambientale e paesaggistica”. Re Rebaudengo afferma: «Non posso condividere questo punto di vista perché il nostro paese ha assunto impegni precisi in Europa, ha recepito direttive sui target per le rinnovabili i cui dettami peraltro sono rimasti disattesi, visto che dopo due anni il decreto aree idonee non è stato varato per la difficoltà di trovare una posizione condivisa tra i ministeri dell’Ambiente, della Cultura, dell’Agricoltura e regioni. E in più, lo scorso fine settimana. il governo ha assunto impegni con i paesi del G7 nei quali, tra le altre cose, è prevista una verifica annuale dell’Irena sul rispetto effettivo dei target». La verifica di fine anno rischierebbe di mettere l’Italia con le spalle al muro: lo scorso anno abbiamo raggiunto il target massimo mai realizzato, 5,8 gigawatt, di cui però 4 sono pannelli sui tetti spinti dal Superbonus. Nello stesso anno la Germania ne ha istallati 17. Nei primi tre mesi di quest’anno l’Italia ha realizzato 1,7 gigawatt, di cui una parte di eolico. Lo sprint iniziale sembra buono, ma poiché aumentano i paletti sarà difficile superare il risultato dello scorso anno, che è comunque molto lontano da quello che dovremmo fare. Nei primi tre mesi del 2024 la Germania ha istallati quasi 4 giga watt. Il presidente riflette poi sull’intenzione del governo di dare spinta allo sviluppo del nucleare. «Ci auguriamo che il governo, invece di dare priorità alla riforma giuridica per il nucleare, tecnologia forse disponibile non prima del 2035, si concentri a fare un piano straordinario per raggiungere i target sottoscritti nel G7», osserva. In attesa del decreto aree idonee, il ministero per l’Agricoltura ha pensato di tagliare la testa al toro andando a indicare cosa non è idoneo. Poi ci sono le regioni, che hanno cominciato a mettere limiti e paletti alle autorizzazioni. Fino ad arrivare al caso della Sardegna, dove la nuova amministrazione ha deciso una moratoria di 18 mesi sulle autorizzazioni bloccando tutto. «Stupisce che la Sardegna, che dovrebbe essere la prima regione d’Italia a promuovere lo sviluppo di nuovi impianti, considerando le risorse rinnovabili disponibili, le continui a bloccare. Nel frattempo siamo in attesa da un anno del testo unico che deve riordinare tutte le semplificazioni varate, mentre ancora non sono stati adottati i decreti i Fer2 e FerX sulle nuove aste», conclude il presidente.

 La mia intervista nell’articolo di Laura Serafini pubblicato su Il Sole 24 Ore

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