In diretta negli studi Sky di Roma, in collegamento con Alessandro Marenzi e Claudio Calì, mi è stato chiesto di valutare la capacità dell’Italia di mettere in atto le politiche per la transizione energetica e commentare i numeri ben illustrati da Lorenzo Borga.
L’Italia nelle rinnovabili ha fatto meglio nel 2022, e faremo di più nel 2023.
Migliorare però non significa fare abbastanza.
Da una parte, questo miglioramento ha un punto debole: in Italia la maggior parte dei nuovi impianti rinnovabili la stiamo realizzando facendo piccoli impianti, quasi tutti domestici, realizzati con il Superbonus.
Dall’altra parte, dobbiamo arrivare a raddoppiare il ritmo delle nuove installazioni rinnovabili, costruendo invece grandi impianti, quelli cioè che davvero ci consentono di abbassare i costi dell’energia.
Nonostante gli sforzi di questo Governo per semplificare la burocrazia, la fase autorizzativa resta un collo di bottiglia, ed è la ragione principale per cui l’Italia fa peggio degli altri grandi Paesi europei in termini di nuovi impianti rinnovabili installati.
Commentando le infografiche Sky (sempre molto chiare ed efficaci) sui ritardi nelle rinnovabili, per spiegare la situazione ho preso ad esempio l’Autorizzazione Unica, che a dispetto del nome è fatta di circa 40 permessi, altro che unica!
Peraltro, le difficoltà autorizzative proseguono sui territori: un progetto che riceve l’ok a livello nazionale può bloccarsi (ed è quello che ancora troppo spesso accade) quando si arriva a livello di Regioni e Comuni.
Tra i temi che mi è stato chiesto di approfondire a Sky, c’è la questione delle Materie Prime Strategiche, quei materiali che servono anche per le tecnologie della transizione.
È certamente una questione fondamentale. A mio avviso, dovremmo accelerare due leve.
Dobbiamo investire di più nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie e di batterie che consentano di non utilizzare o di ridurre l’impiego di questi materiali critici.
In parallelo, la nostra leadership nell’economia circolare (l’Italia è prima in Europa per riciclo dei rifiuti speciali e urbani) va applicata ai RAEE, perché è nei Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche che si trova la gran parte dei materiali utili per la transizione energetica.