Nell’articolo di Angela Zoppo pubblicato su Milano Finanza che riporta un ampio approfondimento sulle barriere e sulle opportunità relative allo sviluppo del fotovoltaico in Italia, ho spiegato che:
“In fatto di transizione energetica (purtroppo) non corre proprio nulla in Italia, anzi, va tutto lentissimo! Secondo Legambiente, solo il 41% delle istanze relative agli impianti fotovoltaici nel 2019 ha ricevuto l’autorizzazione, una percentuale che è scesa al 19% nel 2020, è ancora calata al 9% nel 2021, per arrivare all’1% nel 2022.
Siamo di fronte al mito, falso quanto duro a morire, che sviluppare le rinnovabili significhi tappezzare l’Italia di pannelli. Il Piano 2030 del settore elettrico, elaborato da Elettricità Futura in coerenza con il REPowerEU e condiviso dal Governo, prevede 85 GW di rinnovabili, di cui 58 GW di fotovoltaico, 360 miliardi di benefici economici e 540.000 nuovi posti di lavoro in Italia. 85 GW di nuove rinnovabili richiederanno solo lo 0,3% del territorio italiano per essere installati. Secondo uno studio Terna-Snam, le aree potenzialmente idonee ad ospitare gli impianti sono circa il 27% della superficie italiana.
Non c’è nessuna corsa ad accaparrarsi i terreni. L’unica corsa che avrebbe senso sarebbe quella che dovrebbero fare i Sindaci per sviluppare le rinnovabili nei loro Comuni, accaparrandosi, e in questo caso calza il termine, più benefici economici e occupazionali possibili!
Lo sviluppo del solare porterà sui territori italiani 300.000 nuovi posti di lavoro nel settore fotovoltaico e nella sua filiera industriale nel 2030, che si aggiungeranno ai circa 25.000 attualmente occupati. Elettricità Futura ha rivolto più Appelli ufficiali ai Sindaci e ai Governatori delle Regioni invitandoli a cogliere le opportunità di contribuire al target rinnovabili nazionale, che non è un Burden, ma appunto, un’Opportunity Sharing”.
A livello di Regioni e Comuni quindi la transizione energetica rallenta anche per i timori degli Enti locali che vedono nelle rinnovabili una minaccia per paesaggio/agricoltura. Su questi aspetti, ho aggiunto che:
“Il Governo è intervenuto in più occasioni introducendo diverse norme per semplificare la burocrazia delle rinnovabili. Ad esempio, il recente DL PNRR ha rimosso alcune barriere, come le criticità collegate alla verifica archeologica e alle distanze degli impianti dai beni architettonici.
Ma non basta per passare da 3 GW all’anno a otre 10 GW all’anno di rinnovabili installate, come prevede l’obiettivo nazionale e come l’Italia ha già dimostrato di saper fare nel lontano 2011, quando siamo riusciti a installare oltre 10 GW in un solo anno.
Il Governo ha più possibilità per sbloccare la situazione, e sarebbe importante che le concretizzasse tutte, in parallelo e il prima possibile.
Andrebbero riordinati in modo organico i diversi interventi normativi sulle autorizzazioni per i nuovi impianti rinnovabili e per il repowering, così da standardizzare il quadro a livello nazionale e superare il «sistema delle opinioni» dei diversi Enti locali.
Elettricità Futura ha anche proposto al Governo di introdurre il Provvedimento Unico Nazionale per gli impianti soggetti a VIA nazionale e attuativi del nuovo Piano Nazionale Energia Clima (PNIEC), individuando nel MASE l’autorità responsabile dell’intero procedimento autorizzativo. Questa azione permetterebbe di risolvere un corto circuito: dopo che i progetti ottengono l’ok a livello nazionale, la VIA, si bloccando quando arrivano agli Enti locali, e la trafila ricomincia.
È urgente l’individuazione delle aree idonee, introducendo il criterio che sono idonee alle rinnovabili tutte le aree che, a giugno 2022, non avevano vincoli.
In parallelo, è importante che il Governo mandi ufficiale comunicazione alle Regioni del nuovo target 85 GW rinnovabili al 2030 che verrà incluso nel nuovo PNIEC”.
Leggi l’articolo completo pubblicato su Milano Finanza.