Il termine “sostenibilità” è oggi molto utilizzato in campo economico e politico, ma non solo. Sempre più spesso, questo sostantivo compare nell’ambito della comunicazione d’impresa e nel marketing, a volte utilizzato impropriamente, ogni tanto con ambiguità, in qualche caso in maniera funzionale a una strategia di greenwashing. Allo stesso modo, l’aggettivo “sostenibile” è associato a una gamma sempre più variegata di sostantivi, dal calcio alla movida, dalla sanità al giornalismo. Ma non è sempre stato così. La nozione di sostenibilità, che ha una componente ambientale, una economica e una sociale, richiamava inizialmente un insieme ben preciso di idee.
Evoluzione della nozione di sostenibilità
Il concetto di sostenibilità si ricollega in primo luogo alla nozione di scarsità delle risorse. Interrogandosi sulla possibilità di una crescita infinita in un mondo di risorse finite, nel 1798 Thomas Malthus pubblicò il suo famoso Saggio sulla popolazione, concludendo che la crescita demografica avrebbe via via rallentato lo sviluppo economico e compromesso la qualità della vita. Le prime formulazioni del concetto di sostenibilità insistevano dunque sulla sua dimensione sociale, ponendo un problema di equità nell’accesso alle risorse, la cui scarsità genera competizione, non solo all’interno della comunità umana ma anche tra la generazione attuale e quelle future.
La dimensione ambientale venne alla ribalta nella seconda parte del secolo scorso. Una vera e propria coscienza ecologica si cominciò a formare solo negli anni ’60 e ’70, quando si fece evidente l’impatto – insostenibile a lungo termine – della crescita economica e del modello di sviluppo industriale sulla biosfera e i suoi ecosistemi. Questo nuovo modo di pensare iniziò ad assumere rilevanza internazionale e una forma più strutturata a seguito della Conferenza dell’ONU sull’ambiente umano, che si tenne a Stoccolma nel 1972. Al termine dei lavori, le delegazioni degli stati presenti adottarono la Dichiarazione di Stoccolma e i 26 principi in essa contenuti. In particolare, il terzo principio afferma che “La capacità della Terra di produrre risorse rinnovabili vitali deve essere mantenuta e, laddove possibile, ristabilita o migliorata.”
La conferenza di Stoccolma contribuì alla diffusione del concetto di sostenibilità nella sua dimensione ambientale, fondata sul valore cardine dell’integrità del sistema: la consapevolezza del fragile equilibrio della biosfera dovrebbe motivare la gestione attenta delle risorse naturali, non compromettendo la facoltà delle generazioni future di poterne usufruire per il proprio benessere. Perché un processo sia considerato sostenibile, deve dunque sfruttare le risorse ad un ritmo e una intensità tali da permetterne la naturale rigenerazione. Questa definizione richiama la nozione di capacità di carico, ovvero il numero limite di individui che un territorio e le sue risorse possono sostenere senza andare incontro ad un processo di degradazione*.
Le speculazioni sulla dimensione economica del concetto di sostenibilità cominciarono quando si accostò ad esso la nozione di sviluppo, inteso non solo nel senso di crescita economica, ma anche come capacità di soddisfare le esigenze umane migliorando efficienza e qualità della vita. La definizione ufficiale di sviluppo sostenibile viene fatta risalire al documento Our Common Future, noto anche come Rapporto Bruntland, che fu pubblicato nel 1987 dalla World Commission on Environment and Development dell’ONU. In esso si chiariva che “Per sviluppo sostenibile si intende uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri.”
Il Summit della Terra, come venne chiamata la Conferenza dell’ONU sull’ambiente e lo sviluppo tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992, rappresentò una tappa fondamentale nel riconoscimento della necessità di individuare e intraprendere un percorso di sviluppo sostenibile. Questa esigenza portò nel 2000 all’adozione in ambito ONU degli otto Millennium Development Goals e nel 2015 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, che include diciassette Sustainable Development Goals e centosessantanove traguardi specifici, da raggiungere entro il 2030.
Un concetto multidimensionale
Le tre accezioni del concetto di sostenibilità – ambientale, economica, sociale – rappresentano un “trilemma” che pone la sfida di identificare e intraprendere un percorso di sviluppo in grado di rispettare queste tre dimensioni. Ognuna di queste accezioni fa inoltre riferimento ad un differente principio guida: equità di accesso alle risorse per la dimensione sociale, preservazione dell’integrità della biosfera e dei suoi ecosistemi per la dimensione ambientale, efficienza nell’utilizzo delle risorse per generare reddito per la dimensione economica.
Per meglio comprendere la nozione di sostenibilità si fa spesso riferimento alla concettualizzazione grafica riportata in figura:
Le tre dimensioni costituiscono ognuna un insieme. Solamente l’area compresa nell’intersezione dei tre insiemi rappresenta uno sviluppo davvero sostenibile, dove si conciliano tutti gli aspetti individuati. Qualsiasi altra area prediligerà una dimensione soltanto (o due), a discapito delle (o della) rimanenti. Di conseguenza, le politiche efficaci per la sostenibilità sono quelle che realizzano l’equilibrio tra questi tre aspetti. Questo risultato è raggiungibile solo promuovendo la cooperazione tra gli attori delle diverse dimensioni, i quali, pur facendo riferimento a differenti principi guida, dovrebbero essere messi in condizioni di giungere a una soluzione di compromesso.
In questo senso, è indispensabile la presenza di una “buona governance“ (che secondo un’interpretazione costituirebbe la quarta dimensione della sostenibilità) che garantisca un impegno forte rispetto allo sviluppo sostenibile e che alimenti un senso di appartenenza e di partecipazione universale.
* L’UNEP, il WWF e il WCU hanno definito, nel 1991, lo sviluppo sostenibile come “Il miglioramento della qualità della vita, senza eccedere la capacità di carico degli ecosistemi di supporto, dai quali essa dipende.”
Lascia un commento
You must be logged in to post a comment.
La sostenibilita’ e’ diventata rilevante perfino nel mondo della finanza, dove pero’ ancora in molti la confondono con generiche affermazioni a cavallo tra la filantropia e l’ambientalismo… Le nuove linee guida sulla governance delle aziende quotate in Italia prescrivono di portare il tema della sostenibilita’ nella stanza dei bottoni, nel consiglio di amministrazione e ormai perfino la consob ritiene di dover disciplinare (e sanzionare!) la modalita’ con cui le aziende riferiscono su temi non finanziari, che ordinariamente le aziende inseriscono nel cosidetto rapporto annuale di sostenibilita’. E’ quindi in corso una vera rivoluzione culturale: l’imposizione del tema sostenibilita’ a livello di consiglio di amministrazione delle aziende, che costringe coloro che decidono a estendere la prospettiva, ad assumere decisioni di lungo periodo, che vanno oltre il mandato (e gli interessi) di chi decide. Nulla di nuovo, apparentemente, visto quanto Seneca scriveva a Lucilio: “lo faccio nell’interesse delle generazioni future”; ma certamente e’ un obbligo opportuno per restituire al mondo degli affari quella responsabilita’ che si era un po’ persa negli ultimi decenni. Ora sta a noi convertire un obbligo in un’opportunita’.
Grazie Paolo per il commento. Concordo, la sostenibilità offre preziose opportunità per lo sviluppo dell’economia e dell’industria. Ed è vero che i capitali privati dovranno essere indirizzati verso investimenti e progetti che rispettano i criteri della sostenibilità in tutte le sue dimensioni. L’Europa deve colmare un gap annuale di investimenti di quasi 180 miliardi di euro per raggiungere gli obiettivi per il clima e l’energia al 2030. La mancanza di chiarezza tra gli investitori su ciò che costituisce un investimento sostenibile è un fattore che contribuisce a creare il divario di risorse. La Commissione Europea ha recentemente proposto il Piano d’Azione Financing Sustainable Growth con l’obiettivo di trovare il sostegno del mondo della finanza alla realizzazione del programma europeo per il clima e lo sviluppo sostenibile. Il prossimo 22 marzo a Bruxelles si terrà l’High Level Conference on Sustainable Finance durante la quale verrà formalmente presentato il Piano. Riprenderemo l’argomento con un post dedicato. Stay tuned!