di Agostino Re Rebaudengo, Presidente Elettricità Futura
Condivido con i lettori del Blog questo mio articolo pubblicato su Infosfera, rivista del Campania Digital Innovation Hub e strumento della rete nazionale dei DIH di Confindustria.
Sono convinto che la transizione energetica offra notevoli opportunità per le industrie italiane, e quindi per il nostro Paese.
È una convinzione maturata nella mia esperienza da imprenditore che da quasi 30 anni investe nella sostenibilità energetica. Ed è anche la Visione che guida il mio mandato di Presidenza di Elettricità Futura, la principale Associazione delle imprese elettriche italiane rappresentando oltre il 70% del mercato elettrico nazionale e che aderisce a Confindustria.
Rilanciare la crescita e la competitività industriale, garantire la sicurezza energetica e la stabilità economica e finanziaria, creare nuova occupazione. Sono obiettivi prioritari per l’Italia che devono trovare corrispondenza in una governance efficace ed efficiente del percorso di decarbonizzazione al fine di minimizzare i costi e massimizzare i benefici, e affinché i nuovi investimenti siano coerenti con il quadro strategico indicato dall’Europa.
L’Unione europea, infatti, ha indicato e intrapreso, già da molti anni, la direzione della sostenibilità energetica e industriale, prima con il Pacchetto 20-20-20, poi con il Green Deal, con il Fit for 55.
Adesso con il REPowerEU, l’Europa sta ulteriormente accelerando la transizione come soluzione strutturale per aumentare la sicurezza energetica ed economica a fronte dello scoppio della guerra della Russia contro l’Ucraina.
Grazie allo sviluppo delle energie rinnovabili avvenuto negli ultimi 20 anni, l’Europa ha risparmiato circa 180 miliardi in un solo anno, il 2022, grazie al minor ricorso ai combustibili fossili per l’approvvigionamento del settore elettrico.
Le imprese italiane hanno compiuto grandi sforzi in termini di riconversione sostenibile, investimenti che le hanno condotte alla leadership nell’ambito della produzione industriale pulita, sviluppando capacità e competenze da leader nell’innovazione tecnologica.
A fronte dell’attuale congiuntura economica e dei rischi legati alle dinamiche geopolitiche, dobbiamo lavorare, con urgenza, per dare energia al Paese e alle imprese a costi competitivi e stabili, e far ripartire la crescita.
Sono infatti le nostre imprese a trainare l’economia dell’Italia, e l’economia italiana non sta crescendo.
Secondo le stime di Confindustria, il PIL potrebbe essere fermo nel terzo trimestre del 2023, con una contrazione nei servizi e nell’industria. Questa situazione potrebbe portare alla perdita di 100.000 posti di lavoro nel settore industriale entro la fine del 2023.
A fine ottobre, le previsioni di Confindustria stimavano per il 2024 una crescita del +0,5%, cioè meno della metà della crescita stimata nell’ultimo rapporto di marzo (+1,2%).
La crescita dell’economia è frenata dall’aumento dei tassi di interesse, dalle incertezze geopolitiche e dalla crescita dei prezzi dell’energia. Il Governo ha messo in campo misure emergenziali per attutire gli impatti economici della crisi energetica, ma adesso il margine di manovra è nullo, con un debito pubblico che è arrivato a2.388 miliardi a cui si deve aggiungere il deficit di circa 14 miliardi dell’ultima finanziaria.
Per far ripartire la crescita bisogna da una parte contenere l’inflazione, dall’altra ridurre i costi dell’energia.
Secondo il Paper “Il ruolo macroeconomico del mercato del gas” realizzato dalla Banca d’Italia e pubblicato a novembre 2023, gli shock legati al gas hanno l’effetto di produrre recessione e inflazione, portando ad un calo dell’attività economica e ad un aumento significativo dei prezzi. Rispetto agli shock legati al petrolio, quelli del gas hanno un’influenza più graduale, ma più ampia e duratura.
La scarsità di gas che si è registrata nel secondo semestre 2021 e che si è acuita a causa dell’aggressione della Russia all’Ucraina, è stata un fattore chiave all’origine dell’impennata dell’inflazione in Europa nel 2022 e nel 2023.
A fine novembre, Christine Lagarde, la Presidentessa della Banca Centrale Europea (BCE), in audizione alla Commissione Affari economici del Parlamento europeo, ha spiegato che bisogna spingere sulla transizione più velocemente di quanto fatto finora perché aiuta a combattere l’inflazione e a metterci a riparo dalla volatilità dei prezzi dell’energia dovuta all’instabilità geopolitica.
Già lo scorso settembre, alla Conferenza di alto livello sulla transizione energetica, la Banca Centrale Europea (BCE), la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) e l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) hanno mandato una richiesta netta e unanime ai Governi europei: accelerate la transizione energetica, avviate azioni coraggiose e al più presto, affinché l’Europa rimanga una potenza industriale competitiva a livello globale e non sia più un facile ostaggio, procrastinare la transizione e gli obiettivi climatici farà aumentare il conto da pagare.
Nel mondo oltre l’80% di nuova potenza elettrica realizzata nel 2022 è stata rinnovabile (300 GW su 360 GW), perché le rinnovabili riducono i costi e assicurano le forniture.
Per abbassare i costi dell’energia e porsi al riparo dalle fluttuazioni di prezzo, le imprese possono sottoscrivere dei contratti d’acquisto dell’elettricità rinnovabile a lungo termine, i Power Purchase Agreement (PPA). Sono meccanismi attraverso cui le imprese acquistano elettricità rinnovabile direttamente dal produttore ad un prezzo prestabilito per un numero definito di anni (possono durare da 5 ad oltre 20 anni).
L’Italia sta scontando anni di scelte energetiche che hanno aumentato la dipendenza dalle importazioni. Accelerare la transizione energetica è la priorità per la sicurezza nazionale.
Infatti, il nostro Paese è tra i più esposti alla volatilità dei prezzi del gas, che importiamo per il 96%. Le fluttuazioni del prezzo del gas si trasferiscono rapidamente sui prezzi dell’energia elettrica perché solo il 43% dell’elettricità viene prodotta con le rinnovabili.
L’Assemblea Pubblica 2023 di Elettricità Futura ha raccolto il punto di vista del Governo con gli interventi in presenza di Gennaro Sangiuliano, Ministro della Cultura e di Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, sulle priorità più rilevanti per l’Italia e per l’Europa: aumentare l’indipendenza e la sicurezza energetica nazionale, ridurre i rischi geopolitici e i costi dell’energia, assicurare forniture sostenibili a beneficio della competitività industriale, della crescita economica e della stabilità finanziaria.
Nella mia Relazione illustrata in Assemblea ho mostrato come l’Italia nel 2022 abbia risparmiato 25 miliardi grazie alle rinnovabili, che attualmente rappresentano ancora soltanto il 43% del mix elettrico.
Portare le rinnovabili all’84% del mix elettrico, come prevede il Piano elettrico 2030 elaborato da Elettricità Futura, significa davvero aumentare la sicurezza energetica e rafforzare l’economia nazionale.
Il Piano elettrico 2030 prevede oltre 360 miliardi di euro di benefici economici, in termini di valore aggiunto per filiera e indotto, con 540.000 nuovi posti di lavoro nel settore elettrico e nella sua filiera industriale nel 2030, che si aggiungeranno ai circa 120.000 di oggi.
Per centrare il target 84% elettricità rinnovabile occorrono 143 GW di potenza rinnovabile installata e 80 GWh di accumuli di grande taglia entro il 2030, e bisogna anche rendere strutturale il meccanismo della capacità e sviluppare la rete elettrica.
Per arrivare a 143 GW installati, dobbiamo realizzare 12 GW di nuova potenza rinnovabile all’anno in Italia. Quindi, nel periodo 2024-2030 dobbiamo installare almeno 84 GW, di cui 56 GW di fotovoltaico, 26 GW di eolico e 2 GW di idroelettrico, bioenergie e geotermico.
Nonostante la competitività dei costi di eolico e solare di grande taglia, è proprio nello sviluppo di questi progetti che stiamo accumulando ritardi. La burocrazia autorizzativa è ancora un freno soprattutto per i grandi progetti rinnovabili, quelli necessari ad abbassare i costi dell’energia.
Dei 3 GW di rinnovabili installati nel 2022, 2 GW sono stati piccoli impianti. Dei 6 GW che stimiamo verranno installati di rinnovabili nel 2023, più di 4 GW saranno piccoli impianti, realizzati principalmente con il Superbonus.
Così i costi dell’energia salgono, invece di scendere. Gli impianti fotovoltaici sui tetti hanno un costo di generazione dell’energia più che doppio di quello degli impianti a terra, come emerge considerando tre scenari. In uno scenario 100% di fotovoltaico sui tetti un MWh costa 180 €. Nello scenario del Piano elettrico 2030 che prevede 30% sui tetti e 70% a terra, si ha un costo di generazione di 110 €/MWh. In un terzo scenario, 100% fotovoltaico a terra, generare 1 MWh costa 80 €.
Lo scenario del Piano elettrico 2030 consente oltre 20 miliardi di risparmi sulla generazione (2024-2030) rispetto al 100% sui tetti.
Recentemente, mi è spesso accaduto di dover rispondere alla domanda: con la transizione energetica non rischiamo di passare dalla dipendenza del gas russo alla dipendenza dei pannelli dalla Cina?
C’è differenza tra importare tecnologie e importare gas. Ipotizziamo di poter spendere 100 euro, è più conveniente acquistare impianti fotovoltaici o gas?
Secondo i dati dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, a parità di budget investito, gli impianti fotovoltaici ci danno anche oltre 3 volte più energia elettrica rispetto al gas. Peraltro, questo calcolo considera tutti i costi per la realizzazione dell’impianto fotovoltaico, mentre per il gas tiene conto soltanto del costo della materia prima.
Se si esclude l’andamento anomalo del 2020 (anno COVID), risulta evidente la maggiore efficienza economica della produzione degli impianti fotovoltaici utility scale rispetto all’impianto a gas.
Persino la produzione degli impianti fotovoltaici residenziali risulta maggiore rispetto all’impianto a gas a partire dal 2021, ossia con il nuovo livello di prezzi della materia prima.
Se ancora per qualche anno dovremo importare tecnologie fotovoltaiche è sempre più conveniente rispetto a importare combustibili fossili, e non solo da un punto di vista climatico, ma anche economico.
Resta ferma la necessità di rafforzare la capacità produttiva di tecnologie per la transizione energetica e sviluppare la filiera industriale nazionale che è già un’eccellenza a livello mondiale per l’elevata qualità e il livello di innovazione delle linee di produzione.
Secondo uno studio del Gruppo Intesa San Paolo che analizza la filiera delle imprese italiane che producono componentistica per la produzione di energia da fonte rinnovabile, l’Italia con il 3 per cento dell’export mondiale è il sesto paese esportatore di tecnologie rinnovabili nel mondo. Dopo la Germania, l’Italia è il secondo Paese europeo produttore di tecnologie per le rinnovabili.
Lo studio “La filiera italiana delle tecnologie per le energie rinnovabili e smart verso il 2030” di Enel Foundation realizzato con Althesys ed Elettricità Futura analizza la filiera italiana delle tecnologie per le energie rinnovabili e smart al fine di evidenziare come il processo di decarbonizzazione possa contribuire al rilancio dell’industria italiana, creando ricchezza, benessere e occupazione. Il lavoro, che è alla base della valutazione dei benefici del Piano elettrico 2030, partendo dal quadro attuale della filiera, valuta le potenzialità di sviluppo alla luce del fabbisogno di investimenti per realizzare la transizione energetica.
È emerso che la filiera delle tecnologie elettriche rinnovabili e smart nazionale, con oltre 12 miliardi di euro di fatturato conta attualmente oltre 800 imprese. I benefici socio-economici per l’Italia derivanti dallo sviluppo di questo settore potrebbero equivalere fino al 2% del PIL annuo da qui al 2030.
Questo articolo è stato pubblicato su infosfera numero 02/2023