Giovedì 14 settembre ero in Brasile, più precisamente a Sabarà nello stato di Minas Gerais, per l’inaugurazione di un nuovo impianto progettato e realizzato da Asja: una centrale di valorizzazione energetica del biogas prodotto dalla parte organica dei rifiuti abbancati nella discarica locale che serve la Regione Metropolitana di Belo Horizonte.
Questo sistema, oltre a prevenire la diffusione di cattivi odori, evita l’emissione in atmosfera di metano, gas che ha un effetto climalterante venti volte maggiore rispetto all’anidride carbonica.
Il biogas prodotto dalla fermentazione è infatti captato e dopo la purificazione alimenta motori endotermici catalizzati che tramite generatori producono energia elettrica pulita. L’impianto è stato accolto con entusiasmo dalle istituzioni locali e dalla comunità, pienamente consapevoli dei benefici ambientali ed economici.
Al contrario, il nostro Paese ha visto negli ultimi anni un aumento significativo dei movimenti di opposizione a opere di pubblica utilità – la cosiddetta sindrome NIMBY – sia pubbliche o private. In particolare, come monitorato annualmente dal Nimby Forum, ad incontrare le maggiori resistenze sono proprio quei progetti che mirano a trasformare il rifiuto in risorsa, in linea con il paradigma dell’Economia Circolare fatto proprio dalla Commissione Europea con l’adozione del relativo Pacchetto di proposte legislative nel dicembre del 2015.
Fermo restando la necessità di utilizzare sempre le soluzioni tecnologicamente più avanzate (Best Available Technology) e di garantire il rispetto delle norme atte a prevenire il rischio sanitario ed ambientale, non ci si dovrebbe arrendere davanti alla miope opposizione, per partito preso, al cambio dello status quo. Dal momento che si ha più paura di ciò che non si conosce, gli strumenti più efficaci per contrastare questo fenomeno sono l’informazione e la comunicazione ambientale. Le tecnologie per trasformare il rifiuto in risorsa esistono: è il momento di renderle simpatiche.