Con la risoluzione adottata il 28 novembre scorso, la Commissione ITRE del Parlamento Europeo ha espresso la propria posizione sugli obiettivi al 2030 inclusi nelle proposte di direttive in materia di efficienza ed energie rinnovabili, presentate dalla Commissione Europea esattamente un anno fa all’interno del Clean Energy Package. Per quanto riguarda l’efficienza, si richiede di aumentare il target dal 30% al 40%, con obiettivi vincolanti declinati a livello nazionale. Sulla quota di rinnovabili sui consumi, invece, si propone un incremento dell’obiettivo dal 27% al 35%, senza prevedere però target nazionali specifici.
Tra le due posizioni, quella sull’efficienza è più ambiziosa, come riflesso dallo scarto minimo emerso dalla votazione (33 vs 32). Di contro, il compromesso sulle rinnovabili è al ribasso rispetto a una prima proposta del 45%, lasciando inoltre un ampio margine di flessibilità agli Stati membri.
Si attende ora che il Consiglio dell’Unione esprima la propria posizione sulla direttiva rinnovabili (essendosi già pronunciato su quella dell’efficienza a giugno), prima che comincino i dialoghi a tre che dovrebbero portare, nelle speranze della Commissione Europea, all’adozione finale di entrambe le direttive entro i primi mesi del prossimo anno.
La risoluzione del Parlamento Europeo è in parte motivata da una tendenza che, sebbene universalmente riconosciuta, non è stata ancora recepita negli indirizzi di politica energetica europea. In effetti, il calo dei costi delle rinnovabili in termini di LCOE ha di fatto invalidato le proiezioni sulle quali la Commissione stabilì gli obiettivi del Clean Energy Package, come segnalato da un recente studio e riconosciuto dallo stesso vicepresidente della Commissione Europea Maroš Šefčovič. Come già evidenziato, target più ambiziosi sulle rinnovabili non solo sono possibili, ma anche più vantaggiosi da un punto di vista economico.