La scorsa settimana il Parlamento europeo ha votato la riforma del mercato del carbonio (Emission Trading Scheme, ETS) che verrà applicata a partire dal 2020. La revisione del principale strumento di cui si è dotata l’Unione Europea per ridurre le emissioni di anidride carbonica si è resa necessaria in ragione dell’eccesso di quote di emissione che ha saturato il mercato e ha portato a un crollo del prezzo dei certificati di emissione.
Il funzionamento dell’ETS europeo
L’ETS è uno strumento di mercato, di tipo cap-and-trade, previsto dal Protocollo di Kyoto come meccanismo flessibile insieme al Clean Development Mechanism e alla Joint Implementation. Adottato nel 2003, quello europeo è oggi il secondo più grande mercato del carbonio, dopo quello cinese appena inaugurato.
Si tratta in sostanza di un mercato per lo scambio di quote di emissione che funziona a grandi linee nel modo seguente: il regolatore fissa un tetto (cap) annuale alla quantità totale di gas serra che può essere emessa dai settori considerati – elettricità, industria, aviazione, che contano per circa il 45% del totale delle emissioni – distribuendo gratuitamente un certo numero di certificati di emissione che di anno in anno viene abbassato. Ogni certificato dà la possibilità al possessore di emettere una tonnellata di anidride carbonica equivalente.
Per rimanere entro i livelli consentiti di emissione, ciascun partecipante al mercato ETS potrà decidere, sulla base di una valutazione di costo, se ridurre le proprie emissioni attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie, oppure se acquistare sul mercato (trade) i certificati sufficienti a coprire la quantità di emissioni in eccesso. È chiaro che se il costo dei certificati è molto basso, l’incentivo per le imprese a innovare sarà nullo.
Due sono le principali cause del crollo del prezzo dei certificati: primo, la crisi economica ha ridotto la produzione industriale mentre la distribuzione dei certificati di emissione è continuata sulla base dei livelli pre-crisi; secondo, la diffusione di rinnovabili ed efficienza energetica ha ridotto la domanda di certificati. Di conseguenza, il prezzo è dal 2011 stabilmente al di sotto della soglia dei 10 euro, molto meno del valore raccomandato da Carbon Market Watch (circa 75 euro) e significativamente meno rispetto a quello indicato dall’IMF (25-30 euro).
Come “aggiustare” lo strumento
Nel novembre scorso è stato raggiunto un accordo tra Parlamento e Consiglio sulla direttiva che regolerà il meccanismo dopo il 2020, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 dei settori ETS del 43% rispetto al 2005.
Il voto del Parlamento della settimana scorsa ha confermato i provvedimenti pensati per “aggiustare” il mercato ETS già discussi a novembre:
- Riduzione annuale del volume complessivo dei certificati disponibili a partire dal 2021 con un fattore di riduzione lineare (Linear Reduction Factor, LRF) del 2,2%, rispetto all’1,74% attuale;
- Aumento dal 12% al 24% della capacità annuale della riserva stabilizzatrice del mercato (Market Stability Reserve, MSR), sorta di banca centrale il cui scopo è l’eliminazione dei certificati di emissioni in eccedenza al raggiungimento di determinati livelli di surplus.
Per prevenire il fenomeno conosciuto come carbon leakage, ovvero la delocalizzazione delle industrie in paesi non membri UE con una legislazione più permissiva in materia, la riforma prevede la distribuzione gratuita del 100% dei certificati alle imprese dei settori più a rischio – acciaio, chimica, cemento, carta, metalli non ferrosi – mentre i settori meno esposti riceveranno il 30% delle certificazioni gratuitamente fino al 2026.
La riforma include anche la creazione di due fondi. Il primo è pensato per promuovere la modernizzazione dei sistemi energetici degli Stati membri con reddito più basso. Per evitare effetti controproducenti, questi fondi non potranno essere destinati al finanziamento di progetti che utilizzano il carbone, con l’eccezione delle reti di teleriscaldamento. Il secondo fondo è invece finalizzato al finanziamento, in tutti gli Stati membri, di progetti di ricerca nelle rinnovabili e in altre tecnologie low-carbon, tra cui anche le tecniche di cattura e stoccaggio del carbonio.
Per approfondire:
Will the reformed EU Emissions Trading System raise carbon prices?, Carbon Brief.