La carenza idrica nel nostro Paese è un problema reale e drammatico: il Governo ha dichiarato lo stato di emergenza in diverse provincie italiane. L’estate è appena iniziata portando con sé ondate di calore da record che innescano un aumento della richiesta di fabbisogno idrico, ad esempio per fronteggiare gli incendi boschivi e i potenziali danni all’agricoltura e all’allevamento, senza contare inoltre i flussi turistici estivi che concorrono alla crescita della domanda d’acqua.
Il sistema economico ha il dovere di mettere in campo ogni misura possibile per raggiungere la massima efficienza sull’impronta idrica. Secondo le stime di Confartigianato, il settore manifatturiero italiano consuma ogni anno circa 5,2 miliardi di metri cubi di risorse idriche come input produttivo. Questo significa, che per ciascun euro di produzione realizzata, si consumano circa 8,5 litri d’acqua.
Nonostante l’acqua sia una risorsa vitale caratterizzata da crescente scarsità, ne viene dispersa una quantità rilevante. Sempre secondo i dati riportati da Confartigianato, nelle reti di distribuzione dei capoluoghi di provincia le perdite idriche ammontano a quasi il 40% del totale, percentuale che va aumentando con gli anni.
La produzione di energia è strettamente legata alla disponibilità d’acqua. Secondo l’International Energy Agency, il settore energetico è responsabile del 10% del consumo d’acqua nel mondo. Sarebbe opportuno pensare le politiche energetiche e quelle idriche in modo connesso, così da promuovere le tecnologie di generazione di elettricità e calore che presentano l’efficienza maggiore in termini di consumi idrici.
L’International Renewable Energy Agency ha analizzato il nesso tra acqua ed energia individuando il fabbisogno idrico tipico per ciascuna fonte energetica. E’ emerso che un sistema energetico alimentato in gran parte dalle rinnovabili presenta un fabbisogno idrico minore rispetto ad uno a prevalenza di combustibili fossili.
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